A chi toccherà salvare le Patrie da Bruxelles? Oggi in Spagna ci prova Podemos

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di Francesco Maria Toscano

Sull’esempio inglese tanti popoli europei sperano ora di riuscire a liberarsi dalla morsa del nazismo tecnocratico e riconquistare la dignità e la libertà tristemente perdute. I vari Merkel, Draghi, Schaeuble e Juncker sono nel panico, preoccupati dal dilagare di movimenti “euroscettici” (eufemismo) pronti a regolare i conti una volta  e per sempre con una masnada di volgari burocrati manovrati da un circuito usuraio che opera su scala planetaria. La lotta in atto, lo ripeto per la millesima volta, sorvola di gran lunga le vecchie dicotomie “destra/sinistra” o “conservatori/progressisti”, categorie morte e sepolte che non spiegano nulla ma servono soltanto ai soliti mistificatori mediatici per occultare la vera posta in palio e le reali fazioni in lotta. Da una parte c’è l’establishment finanziario e militare che controlla a cascata i burattini che operano nel mondo politico e in quello giornalistico; dall’altra c’è il popolo dei tanti senza voce, degli esclusi, degli emarginati, degli impoveriti e dei depredati, tutti costretti ad una vita di ristrettezze materiali nonostante mai come oggi il progresso tecnologico potrebbe ipoteticamente garantire benessere e ricchezza per tutti.

Ma come sintetizzava efficacemente da par suo Victor Hugo “è dell’inferno dei poveri che è fatto il paradiso dei ricchi”. La globalizzazione è il primo nemico da combattere, habitat ideale per speculatori, finanzieri e truffatori che dominano la scena movimentando a piacimento capitali immensi da una parte all’altra del mondo. La globalizzazione è quella che viviamo sulla nostra pelle da oramai molti anni, sistema infernale che schiaccia popoli, identità, tradizioni e culture sotto il peso volgare del denaro fattosi re ed imperatore. Un altro tipo di globalizzazione è semplicemente impossibile. La globalizzazione o è quella che conosciamo o non è. A questo punto la logica conseguenza della appena esplicitata premessa imporrebbe la riscoperta del valore dello Stato-nazione, unico strumento che ha dimostrato nei fatti di poter abbattere le disuguaglianze sociali per offrire a chiunque opportunità di crescita e di successo sulla base del merito.

Una battaglia che non tenga conto delle priorità – e la nostra priorità è oggi per l’appunto quella di recuperare una sovranità piena in Italia e per l’Italia – è una battaglia persa in partenza. Alcuni in malafede cercheranno di sporcare tale lucida e lungimirante prospettiva agitando strumentalmente inesistenti fantasmi del passato. Gli stessi proveranno a dividere il fronte dei resistenti evocando la necessità di difendere i rispettivi recinti ed impedire che sorga perciò una solidarietà orizzontale fra tutti gli oppressi finalmente uniti. Come avrete notato, in Gran Bretagna, le élite si erano espresse all’unanimità in favore della permanenza del Regno Unito nella Ue. Il “populista” Corbyn esprimeva cioè le le stesse identiche posizioni dei banchieri d’affari e degli alfieri del capitalismo di rapina. Tale evidenza dimostra come tutti quelli che appartengono alla classe degli sfruttatori e dei privilegiati tendano a fare muro insieme di fronte agli snodi  veramente importanti ed essenziali che la storia di tanto in tanto presenta. La base però si è per una volta dimostrata più furba dei vertici. In tutto il Regno Unito, con buona pace di leader di cartapesta che non rappresentano gli elettori ma gli usurai che li controllano e li manipolano, i cittadini hanno votato in difformità con le indicazioni dei partiti di appartenenza. In molti collegi tradizionalmente e smaccatamente laburisti i pro-Brexit hanno vinto con percentuali bulgare. Cosa significa questo? Che sono diventati improvvisamente tutti di destra?

Ma per favore. La difesa del popolo e della patria non è una battaglia di destra rappresentando ora più che mai una necessità storica. E’ ora che i concetti di sinistra e di patriottismo si riconcilino, dopo aver preso atto che  un certo internazionalismo di maniera è miseramente fallito. Con buona pace di Marx ed Engels non sono stati i “proletari di tutto il mondo ad unirsi”, quanto i plutocrati e gli aguzzini che imperversano sotto la regia attenta di massoni mondialisti e nazisti tecnocratici. Pablo Iglesias, leader di Podemos, è l’unico che da sinistra ha compreso la necessità di infrangere alcuni desueti tabù. In vista delle imminenti elezioni – in Spagna oggi il corpo elettorale è chiamato alle urne a distanza di soli sei mesi dalle ultime elezioni che consegnarono un quadro di assoluta ingovernabilità – il leader con il codino ha infatti aperto la campagna elettorale brandendo uno slogan significativo: “la patria sei tu. Riconquistare uno spazio di manovra dentro una cornice territoriale e statuale definita è precondizione essenziale ma di per sé non sufficiente.

A cosa serve, per esempio, abbattere la Ue per consegnare poi il potere ad uno come Salvini che propone ricette economiche liberiste degne dell’isolazionista Margaret Thatcher? In Italia oggi il sistema di potere, in vero infame ed assassino, si regge intorno al Pd; esiste poi una pletora di movimenti alternativi che, o si sono già venduti come i 5 stelle di Grillo e Di Maio (lesti nel giurare fedeltà all’Europa neonazista di frau Merkel), o sono guidati da personaggi come l’infelpato Matteo padano che palesemente non sono all’altezza della situazione. Una larga fetta di cittadini  italiani, pronta per spiccare il volo e uscire dal lager europeo a trazione germanica, non trova degna rappresentanza politica. Questo è il primo problema da risolvere.