Chi combatte soltanto gli sprechi e non la finanza è complice del sistema

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di Francesco Maria Toscano

I freddi dati smentiscono l’inutile e falsa narrazione renziana del “Paese che riparte”, “dell’Italia che ce la fa” e altre simili amenità. L’Italia è ferma, crescita zero e disoccupazione galoppante. Renzi, come avevamo ampiamente previsto, ha completato il lavoro iniziato da due farabutti come Mario Monti ed Enrico Letta. Monti, Letta e Renzi sono tre figliocci di Giorgio Napolitano, personaggio luciferino legato a doppio filo alle peggiori massonerie mondialiste guidate da assassini lucidi come Henry Kissinger e milionari senza scrupoli tipo David Rockefeller. L’Italia è stata dolosamente distrutta nel nome di un progetto folle e antiumano preparato nel segreto dei templi più inaccessibili e neri. Da anni oramai pochi pensatori liberi provano a spiegare genesi, ratio e svolgimento di un dramma epocale ammantato da crisi economica; eppure, nonostante gli sforzi, in quanti hanno finalmente aperto gli occhi?

L’1% ad essere ottimisti. Nonostante le difficoltà non bisogna scoraggiarsi, trovando invece la forza di ripetere e scrivere all’infinito analisi oneste che smascherano le pacchiane e interessate menzogne veicolate a pagamento dai giornali dei padroni. Non bisogna neppure lasciarsi prendere dallo sconforto nel notare come le massonerie internazionali riescano ad infiltrare tutti i partiti  e  i movimenti presenti nello scenario nazionale, anche quelli apparentemente “contro il sistema”. Prendiamo il caso del M5S, ad esempio, fenomeno chiaramente funzionale ai disegni dei “soliti noti”. Come si fa a capire quando un partito, o movimento politico, è nei fatti etero-diretto dalla massoneria mondialista? Non è poi così difficile. In primo luogo bisogna avere l’accortezza di scansare i tranelli del potere. Quanti di voi si lasciano incantare dal fatto che i grillini vietano l’iscrizione alla massoneria ai propri aderenti? In quanti sanno che il fascismo di Mussolini, anch’esso formalmente nemico della massoneria, arrivò al potere anche grazie all’interessato aiuto di massoni influenti dell’epoca come Raoul Palermi?

Per cui, per prima cosa bisogna separare il fumo dall’arrosto, il folklore dalla sostanza. Per comprendere la reale natura, genuina o infingarda, di un qualsiasi movimento politico bisogna studiarne il “messaggio”. Le massonerie delinquenziali hanno tutte un comune denominatore: venerano il dio-finanza. Il libero scambio, la moneta unica, l’abbattimento delle frontiere, la demonizzazione di tradizioni, usanze e culture popolari sono tasselli dello stesso diabolico mosaico. Uniformare il mondo sotto la guida del potere ora illimitato della finanza privata è l’obiettivo ultimo delle massonerie mondialiste che sovraintendono e gestiscono questo aborto di globalizzazione che tutti conosciamo. Le religioni (tutte le religioni), in quest’ottica, non vanno combattute ma poste garbatamente al servizio dell’obiettivo finale per mezzo di un ostentato e interessato ecumenismo.  

Fatta tale dovuta premessa, non è difficile capire come tutti quelli che demonizzano l’intervento dello Stato nell’economia, che cercano e trovano facili consensi cavalcando la retorica pelosa che condanna “gli sprechi”, la “casta” e la “corruzione” sono in realtà quinte colonne dissimulate al servizio degli ineffabili e riservati “incappucciati d’èlite”. Se il potere pubblico ha le mani legate, quello privato domina indisturbato. E chi detiene il potere privato? I finanzieri massoni e mondialisti. Non è poi così difficile capire il meccanismo. Se Renzi dovesse perdere il referendum costituzionale, cosa che mi auguro con tutto il cuore, la sua breve carriera politica volgerebbe finalmente al termine. Le riforme del duo Renzi/Boschi sono scritte su dettatura delle banche d’affari, centro nevralgico e propulsivo di un mondo infame che aumenta le diseguaglianze e promuove l’ingiustizia sociale. Espropriare la ricchezza parassitaria per ridistribuirla ai meno abbienti è l’unico imperativo ineludibile che una forza politica onesta è oggi chiamata a realizzare. E per farlo c’è bisogno di ridare dignità allo Stato e alle sue articolazioni periferiche.