Referendum, guai a chi tocca lo status quo. Ma la democrazia non è restare a guardare

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di Valerio Musumeci

Dice la mamma Rocca: si guarda ma non si tocca.

Questo istruttivo adagio, che le mamme ci ripetevano da piccoli, assurge dopo il voto di ieri a profonda sintesi della politica contemporanea. Lo status quo, bambini miei, potete guardarlo, commentarlo, criticarlo più o meno intelligentemente: ma guai a chi lo tocca, sarà fatto a pezzi dalla realtà, calpestato nel proprio desiderio di cambiamento, vilipeso nei suoi convincimenti più profondi. E non si pensi – qui sta l’errore – che a compiere questa vendetta spietata sia lo status quo di per sé. Al contrario, è la mancanza di altrettanto sguardo, commento e critica negli altri cittadini a vilipendere chi vorrebbe contare qualcosa. La metafora è forse complicata: spieghiamoci.

Il referendum abrogativo è fallito. Alla chiusura delle urne la percentuale dei votanti era di poco superiore al trenta, un’infinità sotto il tetto del quorum. Non è servito che i giornali – i vituperati giornali – abbiano fatto campagne informative a sostegno del SI piuttosto che del NO, non è servita la mobilitazione di personalità importanti della politica, della cultura, dello spettacolo. E’ bastato che ci fosse una bella giornata, in Sicilia si è andati al mare (percentuale di voto tra le più basse in Italia). E’ bastato che il premier facesse balenare l’idea – falsa – di undicimila licenziamenti da un giorno all’altro (il quesito era: “Volete voi licenziare…). E’ bastato che il presidente emerito della Repubblica dichiarasse che astenersi è un diritto (nel 2011 era un dovere, per dare una mazzata a Berlusconi). Non è poi un granché, volendo lo si sarebbe potuto superare questo popò di ostacoli. Invece no, perché lo status quo – dunque le trivelle che trivellano e i cittadini che si lamentano – si guarda ma non si tocca. E a molti in effetti basta stare a guardare, e commentare, e criticare, ma quando si arriva al concreto, al toccare con mano, al recarsi al seggio, allora sopravviene la noia più banalizzante, che nulla centra con lo spleen e la saudade e invece molto c’incastra con la sopravvivenza dello status quo.

E allora teniamoci Renzi e le trivelle, i Napolitano e le cozze avvelenate, le Boschi e le crociere che cambiano rotta per non incontrare i grattacieli del mare. Passa anche la voglia di fare un discorso sopra la democrazia, sulla inattitudine di questo popolo alla medesima, sul gap storico-politico che ci fa diversi dagli altri paesi civili dove civile è ritenuto votare. Siamo dei bambini, e ai bambini si può ripetere la cantilena – lo fa Renzi nella conferenza stampa solenne che segue la chiusura delle urne – senza che essi si chiedano perché: «Dice la mamma Rocca: si guarda ma non si tocca». Dice il popolo italiano: stiamo a casa e ce ne fottiamo. L’Intellettuale Dissidente