Se chi segue il comico non sa ridere

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di Valerio Musumeci

La Raggi è finalmente un politico rispettabile. E non perché abbia vinto le elezioni a Roma, sconfiggendo Giachetti ed aprendo – con la grossa mano della collega Appendino a Torino – la crisi interna al PD; non perché pare abbia finalmente composto la giunta capitolina, evento che si aspettava da giorni nella speranza che Grillo smettesse di chiamarla e la “fazione romana” del Movimento  – che ricorda abbastanza la legione – smettesse di accapigliarsi sui nomi; non perché sia stata difesa da Renzi e dagli altri piddini educati dalle esternazioni del Presidente della Campania Enzo De Luca, noto istrione anti grillino; tutte queste cose non sarebbero sufficienti a determinare la rispettabilità se non si fosse aggiunta negli ultimi giorni la prima imitazione della Raggi, in un Paese nel quale è Maurizio Crozza a dare senso e sensi alla politica nazionale.

Ma l’imitazione non l’ha fatta Crozza, il quale non essendo donna può arrivare al massimo a imitare Vendola. La parodia – geniale – l’ha fatta un collettivo di ragazzi riuniti intorno a Claudio e Fabrizio Colica, in arte, giustappunto, Le Coliche. Nei due video finora dedicati alla nuova sindaco (o al nuovo sindaca? Con questi boldrinismi ci si impiccia), interpretata dalla brava Liliana Fiorelli, possiamo ammirare una Raggi bellissima e contraddistinta da due belle orecchie d’elfo, feroce rimando a quelle sventolanti dell’originale. E poi c’è il carattere, il personaggio propriamente detto: Liliana/Raggi ha una prosa aerea, enfatica, sensuale. E ha le idee abbastanza chiare sulla giunta che vorrebbe presentare per rimettere in sesto Roma, un perfetto mix di competenza e femminilità: le Spice Girl. E ciascuna con la sua delega: Melanie Chisholm sarà perfetta per lo le politiche sportive, Melanie Brown per quelle sociali, Victoria Beckham detta “la migliore sul campo” per le pari opportunità, Emma Bunton per le politiche agrarie e Geri Halliwell per le quelle giovanili. Una scelta da rivendicare con orgoglio, secondo Liliana/Raggi: fatta in mezzo al popolo, “nei” romani, tra la gente che l’ha eletta e mo’, come si dice a Roma, so’ cacchi sua. L’imitazione diverte per la capacità di penetrare il personaggio, e per questo c’era venuto in mente Crozza: e siccome sulla Raggi si continua a sapere poco o nulla, fuorché che sia una bella donna e che abbia un quasi ex marito piagnone, su quel nulla Le Coliche sono andate a costruire il proprio ritratto. Ben riuscito, divertente, piacevolissimo.

Poteva finire così, tutti felici e contenti – la Raggi legittimata, Le Coliche famose, gli utenti social in preda alle matte risate – se non si fosse trascurata come spesso accade la pericolosa mancanza di ironia del popolo grillino. E qui si potrebbe aprire una parentesi: per avere domandato cosa pensasse la Raggi della “comunione” grillina e blasfema impartita da Grillo durante uno spettacolo, il sottoscritto si beccò del piddino, del forzista e si sarebbe arrivati all’onanista se non avesse interrotto per tempo la tenzone internettara nella quale costoro vanno fortissimo. Ecco, anche gli amici de Le Coliche hanno dovuto subire questo trattamento: dopo il primo video dedicato alla Raggi, nel quale appare accompagnata da un Di Battista assolutamente identico interpretato da Fabrizio Colica, il gruppo ha ricevuto la reprimenda della comunità grillina la quale non può perdonare la satira sul Movimento. E così: “Chiedete scusa per questo video offensivo”, “Saremo noi a farti venire le coliche”, “Ridete, ridete cazzoni. Ma intanto la pacchia è finita”, “Che triste buffonata”, “Andate a cagare poveracci”, “Miserabili, questo fango si rivolterà contro di voi”, e il resto lo lasciamo perdere anche perché ce ne sarebbe per riempire tutto il giornale. E vogliamo dare spazio invece alla replica, così comparsa in un post che elencava le succitate gentilezze ricevute per il video.

 «Ieri abbiamo pubblicato un video in cui Fabrizio Colica e Liliana Fiorelli facevano un’imitazione di Alessandro Di Battista e Virginia Raggi – scrivono Le Coliche, assurte contestualmente agli onori della stampa che con queste cose, chiaramente, ci va a nozze – Facciamo questo post per ringraziare tutti quelli a cui é piaciuto il video ma soprattutto per un altro motivo: ci ha sorpreso il numero di minacce e insulti che abbiamo ricevuto. Ragazzi, é uno sketch comico, alcuni dei realizzatori del video stesso hanno votato m5s. É satira politica! Molto più leggera, oltretutto, di quella che lo stesso Beppe Grillo faceva un po’ di anni fa e di cui pensiamo che lui stesso andrebbe fiero! È incredibile come certa gente non accetti un qualcosa che vada “contro” (tra tante virgolette) i suoi ideali. E ci rivolgiamo anche ai Grillini che ci hanno commentato positivamente, fate qualcosa per queste erbe marce che vi portate in grembo perché così un qualcosa che può essere sano e costruttivo si sporca per colpa di 4 stronzi! Evviva la democrazia! Evviva la trasparenza! Evviva la satira!». Ora, l’evidenza del fatto che chi abbia passato la vita a perculare tutto l’arco costituzionale non debba offendersi se riceve per una volta lo stesso trattamento non saremo noi a sottolinearla. Lo fanno già Le Coliche nel loro messaggio. Ma una considerazione può essere fatta, lo dicevamo, sulla pericolosa mancanza d’ironia di coloro che – paradosso dei paradossi – seguono un comico.

Castigat ridendo mores. Mica castigat ridendo e basta. La definizione della satira non si limita a dire che essa debba “castigare” con le risate. Altrimenti staremmo parlando di un’indeterminata forma di sadismo, inutile a raggiungere lo scopo prefisso – e notavano giustamente Le Coliche come sia stato lo stesso Grillo, talvolta, a lasciarsi andare a questo insensato sadismo. “Castigare” ridendo i modi e i costumi del potere, ecco il difficilissimo compito che quest’arte si accolla. E il gruppo di Claudio Colica, scegliendo di lanciarsi in una imitazione inedita della galassia a Cinque Stelle, si è accollata praticamente un macigno che avrebbe schiacciato chiunque non fosse un professionista (essi dunque lo sono). In quanto professionisti non possono nemmeno più di tanto scandalizzarsi degli insulti ricevuti – il grande Crozza ci si giocò un Sanremo – ma la cosa grave è che non ce ne scandalizziamo neanche noi. Come se avessimo imparato a convivere con questa milizia priva di sense of humor, con questa armata senza autoironia che è parte dell’elettorato grillino.

Ma ad avere a che fare con gente che non sa ridere, lo diceva Aldo Fabrizi in una bella poesia, bisogna sempre stare attenti. E se è vero che costoro, non trovando Grillo ad accoglierli, avrebbero fatto rotta su movimenti ancora meno simpatici, neri o rossi poco importa, è altrettanto vero che mai il grande capo di Genova ha chiesto ai suoi elettori di essere un po’ più alla mano, un po’ meno musoni, incazzati sì ma senza perdere il senso dell’essere civile, senza augurare a chi li sfotte che gli venga trombata la madre (è accaduto). E non lo hanno chiesto nemmeno i Di Battista, i Di Maio, le Taverna, le Raggi, le Appendino e così via: evidentemente gli va bene che chi li voti sia così, privo di sorriso, estraneo al buonumore. Se ne potrebbe dedurre che il comico, diventando capopartito, non faccia ridere più. E che non gli dispiaccia. Ma siccome a noi invece ridere piace, e magari stiamo ridendo proprio adesso, lodiamo Le Coliche per la bella idea e aspettiamo ansiosamente il prossimo video. Tanto di essere minacciati su Facebook a noi che ce frega?