Renzi e la non-riforma della responsabilità dei Magistrati – di F. Marino

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Il premier, Matteo Renzi

di Franco Marino*

La responsabilità civile dei giudici è legge, titolano i giornali con aria trionfalistica. Tutti festeggiano l’introduzione della nuova norma che, almeno sulla carta, dovrebbe porre fine a decenni di Magistratura politicizzata, di malagiustizia, di orrori giudiziari. Sarà così? Nemmeno per sogno. Tanto per cominciare, la responsabilità civile esiste già ed è stata introdotta tramite referendum. Quando se ne iniziò a parlare di fu a seguito della sciagurata vicenda che riguardò Enzo Tortora.Il popolare presentatore fu sottoposto ad uno dei più infernali processi che la storia italiana ricordi, dal quale uscì totalmente riabilitato ma irrimediabilmente segnato tant’è che morì poco dopo, probabilmente per malattia nata a seguito di quell’incredibile trauma subìto. L’isteria collettiva fece così approvare per referendum una cosa chiamata “Responsabilità civile”, ossia l’idea che un magistrato dovesse rispondere personalmente dei suoi errori attraverso determinate sanzioni. Come tutte le cose dettate dall’isteria popolare, la responsabilità civile era destinata ad essere una sciocchezza: storicamente, culturalmente e sostanzialmente.

Perché nella storia – Perché il vero scandalo della vicenda Tortora non fu che il popolare presentatore si fosse dovuto sorbire quattro anni di processo penale pur essendo innocente. Il dramma si consumò nella modalità attraverso cui tutto questo è stato condotto. Infatti, la vicenda Tortora fu il frutto degenere di una scellerata gestione dei pentiti, il cui uso andava molto di moda (era l’epoca delle rivelazioni scottanti di Buscetta sulla Mafia), fino a sconfinare nell’abuso. La colpa dei magistrati non fu quella di aver perseguito Tortora (se c’erano degli elementi, era giusto perseguirlo); ma – nel farlo – di aver dato peso a dichiarazioni di criminali e basta, senza reali elementi sostanziali. Ossia un malcostume che la responsabilità civile dei giudici non disciplina in alcun modo, né prima né ora.

Perché nella cultura – Perché, non necessariamente il fatto che un imputato venga assolto è equivalente al fatto che il magistrato non stia svolgendo a dovere il proprio ruolo. I processi servono, infatti, a stabilire chi ha torto o chi ha ragione. Ed almeno nei paesi normali così dovrebbe essere: il magistrato che persegue un imputato non lo fa in forza di un pregiudizio personale ma perché convinto della colpevolezza di quest’ultimo. Sarebbe assurdo chiamarlo poi a rispondere per questo: se così fosse, nessun Pubblico Ministero aprirebbe un processo contro un potente, salvo che non sia corrotto o ricattato, o che non sia in qualche modo protetto.

Perché nella sostanza – La responsabilità civile ha un senso nel momento in cui a stabilirla è un corpo esterno ai giudici: come si pretende che sia la stessa casta che li nomina a punirli? E’ un po’ come se uno venisse sottoposto a giudizio e avesse una commissione composta dai suoi stessi familiari più intimi. Quale logica in tutto questo?

Veniamo poi al testo della non-riforma Renzi. Si tratta di un semplice “inasprimento” di certe misure. Rimane la responsabilità indiretta e cioè non si cita direttamente il giudice ma lo Stato, viene eliminato il filtro dell’ammissibilità dei ricorsi (cioè uno può fare ricorso a prescindere), e vengono inserite alcune fattispecie di responsabilità civile e cioè travisamento di fatti e prove. Come tutti gli inasprimenti, ha un puro sapore demagogico e serve solo a buttare fumo negli occhi. Quando poi si tratta di passare all’arrosto, occorre porsi la fatidica domanda: chi è chiamato a stabilire se sono stati travisati i fatti, quindi se il cittadino ha torto o ragione? Sempre lo stesso corpo che ha nominato i magistrati. Ed è la cosa che ha mandato in vacca il concetto di responsabilità civile. Cane non morde cane, ed infatti ricordo poco meno di dieci giudici puniti per i loro errori che, in alcuni casi, hanno distrutto persone e aziende.

La questione va affrontata in due modi: dal punto di vista culturale e dal punto di vista materiale. Culturalmente occorre che i cittadini si rendano finalmente conto che i magistrati non sono santi né divinità, ma esseri umani che in quanto tali hanno virtù ma anche vizi. Sono corruttibili e ricattabili, e così come gli arbitri a volte vendono le partite. Quindi, anche i magistrati potrebbero agire sotto dettatura e ricevere pagamenti in nero per i loro giudizi e le loro azioni. E’ un pregiudizio (quest’ultimo) che, sia pure nudo e crudo, i lettori non si tratterranno nel concedercelo. Materialmente, bisogna mettersi tutti in testa che esistono solo tre passaggi per riformare la giustizia. Togliere alla magistratura le indagini preliminari, che vengono così riservate unicamente alle forze di Polizia. Al magistrato viene consegnata l’indagine già conclusa, con tutti gli elementi del caso. E sugli elementi ottenuti, istruisce il processo come avviene negli Stati Uniti. Ma soprattutto, eliminare il concetto di indipendenza del potere Giudiziario, da sottoporre al potere Esecutivo o al potere Legislativo, come in tutti i paesi liberaldemocratici. Questa non-riforma di Renzi non risolverà nessuno dei problemi reali della magistratura, che continuerà così ad essere infiltrabile, politicizzata, corruttibile e ricattatoria.

*condirettore editoriale – marino@freedom24news.eu

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