Senato, passa fiducia a Renzi ma volano libri in aula

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++ Jobs Act: bagarre Aula, lancio libri contro Grasso ++

Come riportato da IlGiornale, il governo di Matteo Renzi, che ieri ha incontrato i sindacati a Palazzo Chigi, tira dritto sulla riforma del mercato del lavoro e sull’articolo 18. La discussione sul ddl delega è ripresa questa mattina nell’aula del Senato. Fonti di Palazzo Chigi sottolineano, contrariamente a quanto riportato oggi da notizie di stampa, come il voto di oggi sulla fiducia riguardi evidentemente l’articolo 18.

Uno dei ribelli del Pd, Pippo Civati, ha espresso dubbi sulla formula adottata dall’esecutivo: Ma se la delega non cita l’articolo 18, come farà il governo a “decretare” sull’art. 18? Prima di presentare emendamenti (che non emendano granchè) e di mettere la fiducia su una legge delega vaga e imprecisa, varrebbe la pena di rileggersi l’articolo 76 della Costituzione (e magari anche l’articolo 77). La furbizia di non mettere in delega alcun riferimento all’articolo 18 per ottenere la fiducia comporta una banale conseguenza.

Al Jobs Act si sono opposti i senatori grillini che, mentre parlava il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, hanno inscenato una protesta sopra le righe. Capofila della rivolta il capogruppo del M5S a Palazzo Madama Vito Petrocelli che, dopo essere stato più volte richiamato, è stato espulso dal presidente del Senato Pietro Grasso. “Sono stato espulso per aver mostrato in Aula un foglio bianco. Il foglio rappresenta la delega in bianco che il governo vuole farci firmare con la fiducia sul Jobs Act – ha commentato Vito Petrocelli – per la prima volta un capogruppo viene espulso dal Senato per aver mostrato un cartello perfettamente bianco, rasentiamo l’assurdo”. Nonostante l’espulsione dall’Aula il capogruppo del M5S ha deciso di restare in Aula assieme a diversi senatori grillini.

Nuova bagarre quando il presidente Pietro Grasso ha messo in votazione le richieste di variazione del calendario: contro di lui sono stati lanciati libri e fogli vari. “Non si può, non si può”, hanno urlato i Cinque stelle, mentre il capogruppo della Lega, Gianmarco Centinaio, è sceso dai banchi del Carroccio e ha tirato contro Grasso un librone contenente il regolamento del Senato.

La minoranza democratica annuncia battaglia a Montecitorio. “Sono stati fatti passi avanti ma non basta”, dicono i 35 firmatari di un documento contro il Jobs Act. I “ribelli” voteranno la fiducia, ma proseguiranno la loro lotta per le modifiche alla delega alla Camera. Lo strappo è troppo grave, per il civatiano Walter Tocci, che si presenta al capogruppo Luigi Zanda e annuncia: “Voto sì ma poi mi dimetto da senatore”. Un intento da cui i colleghi hanno cercato di dissuaderlo.

 

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