Io, Lei e le disavventure al ristorante vegano

Sharing is caring!

arcimboldo-rudolf-ii-631-jpg__800x600_q85_crop

di Ruggero Zanetti Megazzini

Finalmente sei riuscito a convincere la tua morosa ad uscire di casa! Vi godrete una magnifica cenetta a lume di candela, ma attenzione, il ristorante vuole sceglierlo Lei. E va bene: per non fare brutta figura ti prepari un giorno prima, vai a letto già vestito e resti pronto a scattare in piedi per andare a prenderla. Manca pochissimo al fatidico incontro e per evitare spiacevoli inconvenienti – soffri di sudorazione nervosa – ti imbevi di profumo proprio come hai visto fare coi babà nel liquore. A questo punto, dopo aver preso la spasimante, arrivi al ristorante prescelto: “L’Italia vegana” di Aziz Mangiaracina. L’ambiente è carino, pieno di quadri che ritraggono la natura, gli animali, i maiali, Renzi.

Superando tavoli e sedie per giungere alla vostra postazione, noti che i clienti già seduti hanno un colorito simile al giallo dei “Simpson”. Pensi che il colore dei clienti sia frutto della luce all’interno del locale (perché effettivamente è luce al neon, che dà un colore poco luminoso alla stanza, anzi bisogna stare attenti a muoversi perché si potrebbe inciampare e rovesciare la salsa alla zucchina o il concentrato di pomodoro essiccato): dopo esserti accomodato cerchi di aprire il menù, il quale è composto da carta riciclata che lo rende incredibilmente delicato. Il margine d’errore è minimo e quindi decidi di passare il menù alla tua spasimante, per capire come si apre un menù vegano. Detto fatto: ti rendi conto tutte le portate hanno come ingrediente protagonista la verdura. Tu che hai sempre avuto problemi con i vegetali cerchi di mascherare la tua frustrazione psico-alimentare mostrandoti galvanizzato dal mangiare vegano (ovvero dal mangiare sano), ma non sei molto credibile.

Al momento della ordinazioni la tua Lei sceglie il cous cous allo zafferano con granella di pistacchio, mentre tu con piglio rivoluzionario ordini una fetta di carne, preferibilmente di cavallo. Appena formuli questa assurda richiesta il locale diventa improvvisamente più luminoso, i clienti sospendono le loro attività fissandoti con occhi enormi e bianchi e la tua ragazza rimane mummificata. Capisci allora che non hai alternative, ordini pure tu il cous cous ai fagioli e consapevole della disfatta amorosa cerchi di riprendere in mano la situazione, argomentando temi animalistici – la caccia alle balene, la caccia alle formiche e via dicendo – sperando di riacciuffare la fiducia della tua Lei. Ma ormai la frittata è fatta (frittata virtuale, perché le uova non si possono utilizzare).

Alla fine della cena cerchi di rilassarti e di stare leggero, ma in fin dei conti l’unico a stare leggero è il tuo portafoglio che deve sborsare una cifra spropositata solo per aver mangiato una passata di fagioli col cous cous. Con l’animo, il corpo e il portafoglio così leggeri riaccompagni la tua spasimante a casa, sperando che lei ti inviti a salire: non tanto per “consumare”, ma per andare urgentemente in bagno: perché i fagioli che hai fatto entrare adesso devono necessariamente uscire.