Paternò, intervista all’ex sindaco del centrodestra Pippo Failla

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pippo failla

di Andrea Di Bella

Da uomo che ha amministrato questa città dieci anni per il centrodestra, mi piacerebbe anzitutto capire cosa pensa quando si alza al mattino, esce di casa per entrare in macchina ed inizia la giornata. Cosa sente?
Tanta amarezza. Perchè vedo come Paternò sia cambiata e come si è ridotta, con attività commerciali ridimensionate ed il 70% delle botteghe di via Vittorio Emanuele chiuse. Adesso, purtroppo, anche in via Emanuele Bellia iniziano ad esserci tante botteghe chiuse, sintomo questo di una gravissima crisi e di un malessere molto profondo.

Le responsabilità?
Tante e di tanti. Le analisi ci porterebbero molto indietro nel tempo, a partire dalle inopinate scelte fatte a Palermo, che ha autorizzato l’apertura di questi grandi centri commerciali tutti su Catania, che hanno affossato l’economia non solo a Paternò ma anche nel capoluogo etneo. Stamani ero a Palazzo di Giustizia ed ho visto che anche in piazza Giovanni Verga, in cui prima gli acquirenti litigavano tra loro per accaparrarsi una bottega disponibile, oggi botteghe importanti sono chiuse e sfitte. Lo stesso anche su Corso Italia e piazze principali di Catania. L’agricoltura per un verso o per un altro va malissimo, l’attività edilizia completamente bloccata. Una situazione totalmente impantanata.

Sul piano urbanistico a Paternò cosa crede vada fatto?
Va riqualificato il patrimonio immobiliare esistente e non far realizzare più immobili nuovi. Per il semplice motivo che le unità immobiliari presenti sul nostro territorio sono di gran lunga superiori al fabbisogno abitativo. Causa anche una tassazione sugli immobili eccessiva, il cittadino non riesce più ad essere soddisfatto su nulla, quindi si vede costretto a vendere.

Causa anche una linea politica sbagliata?
L’errore peggiore che abbia potuto fare questa amministrazione, pur rendendomi conto che bisognava necessariamente attingere maggiormente rispetto al passato per rimpinguare la mancanza di trasferimenti statali, è stato quello di tassare a dismisura i patrimoni oltre che ad aumentare al massimo consentito dalla legge l’addizionale IRPEF, quindi il prelievo sul reddito. E’ la logica storica della sinistra: tasse, tasse e ancora tasse. Nonostante Matteo Renzi a Roma dica che le tasse stanno diminuendo, è altrettanto vero che negli ultimi tre anni le tasse sulla casa sono aumentate del 114%. Gli immobili vengono addirittura svenduti, rendiamoci conto. Un pensionato che si ritrova una casa sfitta, quindi senza reddito, si ritrova a pagare tasse enormi senza avere la reale possibilità per farlo. Siamo alla follia.

Gli anni in cui lei è stato amministratore di questa città (parliamo di appena tre anni fa), a Paternò si sono spesi quasi 70milioni di euro in opere pubbliche. Perché questo non è più possibile?
E’ la verità. Nonostante Mauro Mangano dica – non avendolo mai dimostrato – che durante la nostra amministrazione l’Ente comunale versava in condizioni di bilancio pessime, la verità è un’altra: cioè che noi non abbiamo mai sforato il patto di stabilità, non abbiamo mai fatto anticipazioni di cassa ed i conti erano perfettamente in ordine. Con l’ATO abbiamo fatto tante di quelle anticipazioni, costretti dalle contingenze, quasi fino a svenarci. Nonostante questo, e nonostante l’addizionale IRPEF allo 0,2%, operammo a volte delle scelte impopolari ma che sono servite alla città.

Per esempio?
Ad esempio il Carnevale. Io fui attaccato negli ultimi due o tre anni di amministrazione in modo violento dagli addetti ai lavori del Carnevale, perché fummo costretti a dire che non era in nessun modo possibile realizzare un Carnevale che fosse un Carnevale decente, per la cui realizzazione giovano non meno di 200mila euro. In quel momento storico non avevamo la possibilità di farlo, le priorità erano diverse. Né tantomeno sarebbe stato bello fare come ha fatto Mangano, che pur di fare il Carnevale ha speso al vento 23mila euro. Peraltro facendomi una cortesia, perché finalmente alcuni paternesi hanno finalmente apprezzato la decisione che adottammo noi anni fa, cioè quella di non realizzare alcun Carnevale concentrandoci sulle vere emergenze. Vale la regola di sempre: cose buone e fatte bene, senò meglio evitare. Altra cosa su cui lavorammo fu un progetto serio sul centro storico, che avevamo abbozzato al fine di poter incentivare le attività come quelle che stanno proliferando da poco tempo in piazza Umberto, e per fare in modo che i ragazzi non andassero fuori, a Catania o ovunque. Era un progetto che purtroppo non abbiamo potuto portare a compimento.

E sugli investimenti cosa dice?
Mi meraviglia il come l’amministrazione Mangano non sia stata in grado nemmeno di spendere i finanziamenti che noi gli avevamo lasciato. Parliamo di 6milioni di euro di finanziamenti europei per i contratti di quartiere che, se non hanno perso, sarebbero ancora disponibili. Ed ancora 1milione e 200mila euro per Piazza Indipendenza e via Monastero. E sa perché? Perché ci sbracciavamo e andavamo a bussare ovunque pur di ottenere considerazione e finanziamenti per la nostra città. Anche nella scuola facemmo importanti investimenti, specie negli ultimi tre anni. Quelle sulle scuole, peraltro, sono le uniche risorse che questa amministrazione è riuscita a spendere dal 2012 ad oggi. Con la mia amministrazione siamo stati la seconda stazione appaltante dopo Catania. Avevamo fatto un programma serio di riqualificazione della città. Siamo riusciti ad ottenere finanziamenti importanti per la riqualificazione della Collina Storica, dell’ex Ospedale (oggi Palazzo delle Arti, ndr) e tanto altro. Di questa amministrazione, invece, io non ho ancora compreso quale sia il programma, l’idea per la città. La verità è che questo sindaco un progetto non ce l’aveva. Voleva solo fare il sindaco, e per una serie di congiunture c’è riuscito. Spero che i paternesi si siano resi realmente conto dell’enorme errore compiuto quasi tre anni fa.

E’ pentito di avere favorito l’insediamento dei call center?
Mi hanno criticato aspramente e qualcuno continua a farlo. Ma se non ci fossero stati e non ci fossero i call center a Paternò, 1500 giovani non avrebbero avuto quella boccata di ossigeno che oggi garantisce invece un impiego in queste aziende che hanno creduto in questa città. Di contro, questa amministrazione non è riuscita a produrre un solo posto di lavoro, un solo insediamento privato. Niente, zero. Potevamo fare di più? Certamente. Ma abbiamo fatto il massimo. Eravamo una squadra ed eravamo una squadra più qualificata di quella odierna. Ed il dibattito politico era certamente differente.

Una cosa che le fa rabbia?
Un sassolino voglio togliermelo. Nell’ultimo periodo della nostra amministrazione, in modo demagogico l’attuale sindaco (allora consigliere comunale) e l’attuale vicesindaco (allora consigliere comunale anche lui), fecero una campagna per dire che l’amministrazione avrebbe dovuto abbattere i costi della politica. Noi l’abbiamo fatto: ci siamo ridotti tutti l’indennità di assessori ed il consiglio del 20%. Gli esponenti dell’attuale amministrazione, che allora dicevano che si sarebbero ulteriormente ridotti lo stipendio se fossero andati al governo, non solo non hanno aumentato il taglio che avevamo già fatto noi, ma addirittura lo hanno azzerato percependo totalmente le indennità e non operando nemmeno un centesimo di taglio. Tasse: promessa di riduzione ed invece le hanno portate al massimo. Noi l’ICI la portammo al minimo. Vivibilità: la situazione è sotto gli occhi di tutti. Come commentare una situazione del genere?

Sulla viabilità?
Semplice: sono state fatte delle scelte esattamente opposte a quelle che avevamo fatto noi, solo perché ideologicamente contrarie a quelle del centrodestra quando era al governo della città.

Riguardo gli investimenti su Paternò, Nel 2012 l’avvocato Salvo Torrisi (allora candidato al Senato, ndr), mi disse alcune cose riguardo il suo impegno diretto su Paternò da parlamentare del Popolo della Libertà nei cinque anni precedenti. Nel dettaglio: Finanziamento per la riqualificazione di via Monastero in centro storico a Paternò per 990mila euro; Finanziamento per la riqualificazione di Piazza Indipendenza in centro storico a Paternò per 150mila euro; Finanziamento per il Completamento locali ex Pretura a Paternò per 100mila euro; Finanziamento per illuminazione delle rotatorie nella bratella stradale collegante la Sp. 77 con la SP135. per 80mila euro; Finanziamento per la costruzione di parcheggi e verde adiacente a velodromo Salinelle per 250mila euro; Finanziamento per i contratti di quartiere per Scala Vecchia per circa 6 milioni di Euro. Corrisponde a verità?
Salvo Torrisi fece avere solo circa 180/200mila euro per via Monastero, peraltro ancora non spesi. 1milione lo fece avere Ignazio La Russa, allora ministro della Difesa, per il rifacimento di Piazza Indipendenza. Smentisco l’investimento sulla bratella stradale Sp. 77. Il finanziamento per i contratti di quartiere, invece, arrivarono grazie all’impegno di tutta la mia amministrazione. Anzi, gli unici ad avere un po’ di merito in più su quest’ultimo finanziamento dei 6milioni di euro sono alcuni dirigenti comunali di allora.

Qualcuno è convinto che sia stato lei a dire di no ad Etnapolis. E’ vero?
Assolutamente no. Io avrei certamente portato Etnapolis a Paternò. Il rifiuto fu opera di Graziella Ligresti, sindaco prima di me. Si sarebbe dovuto fare assolutamente qui per motivi di entrate fiscali.

Il centrodestra a Paternò ha ancora modo di potere esistere?
Il centrodestra non è solo un’identificazione geografica della politica. E’ un’identificazione di valori comuni. L’elettore di centrodestra esisterà sempre, ma la formazione non puo’ per mille motivi che mi intristiscono molto. Berlusconi e Fini hanno massacrato quest’area, e quest’ultimo era il mio idolo e l’idolo di tanti uomini e donne di destra. Adesso il problema è: qual è il partito che oggi rappresenta realmente i valori di destra? Chi va a votare lo fa quasi esclusivamente per motivi clientelari, e se va bene si reca alle urne soltanto il 50% degli aventi diritto. La società è così pervasa dal malessere, dalla disaffezione alla politica e ai politici. Su Paternò io sono convinto che sedendoci tutti insieme, si potrebbe trovare certamente la quadra e vincere. La cosa che non ho ancora capito è perché nel 2012 Vittorio Lo Presti non riuscì a prendere i voti della sua coalizione, che risultò seconda. Il candidato sindaco non fu votato e quindi penalizzato. Demerito anche dei candidati al consiglio che non si sono certamente spellati per portare acqua al mulino, questo va detto.

Mauro Mangano o Nino Naso?
A Nino Naso io addebito totalmente la sconfitta: poteva fare il sindaco tranquillamente, ma non volle apparentarsi con il centrodestra per motivi tutti suoi. Non per motivi ideologici, ma perché aveva paura di non riuscire poi a controllare i suoi. Vito Rau e Filippo Condorelli erano contro. Io e Mimmo Galvagno, insieme ad altri, eravamo favorevolissimi perché diversamente il prezzo da pagare sarebbe stato troppo alto. Ed infatti ci siamo ritrovati la sinistra al governo. Personalmente, avrebbe certamente potuto fare meglio di Mangano. Ma c’è da dire che chiunque potrebbe fare meglio dell’attuale primo cittadino.

L’opposizione più intransigente in consiglio comunale, composta da una decina di consiglieri comunali, pare intenzionata a far sfociare il tutto in un progetto politico elettorale con un proprio candidato sindaco. Tra questi anche alcuni consiglieri provenienti dall’area della destra. Cosa ne pensi?
C’è un altro progetto uguale e contrario a questo composto dall’ex assessore Gianfranco Romano, dal giornalista Anthony Distefano ed altri. Se non si hanno idee non ci sono uomini. L’uomo di destra è diverso dall’uomo di sinistra, ed il malessere verso questo sindaco ha prodotto il risultato di vedere realizzato in consiglio un fronte comune. Un fatto certamente positivo, ma la competizione elettorale è altra cosa. Da uomo di destra, io miravo il più possibile a comprimere l’oppressione fiscale. L’uomo di sinistra è portato per natura ad aumentare la tassazione, c’è poco da fare. Mettere insieme due uomini così non è possibile: quale metodo amministrativo comune possibile?

Il leader della prossima coalizione moderata?
Anzitutto deve amare Paternò. E poi deve avere certamente la competenza amministrativa e gli agganci politici importanti. Quello che rimprovero a Mauro Mangano oggi per la questione ospedale è che lui a Palermo era ed è, o meglio sarebbe, nelle condizioni di poter modificare il corso delle cose. Sarebbe dovuto andare a Palermo e dire: io sono uomo vostro, e dovete salvare l’ospedale di Paternò. A Bronte l’on. Pino Firrarello ha avuto il merito di saper fare una protesta forte e coraggiosa. Questo perché non abbiamo nessun rappresentante a Palermo.

Ma ne abbiamo da anni uno a Roma, che ha come suo rappresentante di partito il ministro della Salute. Sembrerebbe questa più di altre una sconfitta politica grave. Corrisponde ad un’analisi corretta?
L’analisi è correttissima, ma non mi faccia parlare. Non voglio parlare di alcune cose perché non voglio creare polemica. Dico solo che tutti avremmo potuto e dovuto dare di più. Tutti, nessuno escluso. Ed aggiungo che se avessi avuto io un interlocutore romano al governo, mi sarei coricato dietro la sua porta tutti i giorni pur di scongiurare il peggio. Devo dire che questo, purtroppo, non è stato fatto.

Si pente di avere forse un po’ isolato Paternò dagli interessi regionali di Raffaele Lombardo, presidente della Regione Siciliana durante la sua sindacatura?
Lombardo era un interlocutore efficace quando era presidente della Provincia di Catania. Contribuimmo tutti a farlo eleggere presidente a Palermo. Poi iniziò ad andare contro Paternò, operando anche l’ormai famoso ribaltone. Pubblicamente, quindi, denunciai tutto aprendo forti scontri politici con tutti gli uomini dell’ex Mpa a Paternò tra cui lo stesso Nino Naso, Mimmo Galvagno, Orazio Lopis ed altri. Con tutti andammo in rottura, ma per Paternò. Mi sarebbe tornato comodo restare amico di Lombardo forse per trarne vantaggi politici di bassa lega. Lo dissi in piazza con delle manifestazioni pubbliche fortissime. Nessuno più a Paternò scende in piazza tra la gente rischiando anche di farsi fischiare contro. Io lo feci.

mutande failla

L’ex sindaco di Paternò, Pippo Failla, in piazza Regina Margherita durante la sua storica protesta contro l’allora presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo e gli ATO Rifiuti

Si pente di essersi messo in mutande per protesta contro gli ATO?
Lo rifarei. Avevo ragione e lo stato in cui siamo ridotti lo conferma. Speravo di sbagliarmi, nel leggere le carte. Adesso non siamo in mutande, siamo nudi.

Secondo lei, dopo la dipartita del centrodestra pur essendo certamente maggioranza tra l’elettorato, e dato che il perdente alle elezioni amministrative del 2012 fu proprio Nino Naso, sarebbe il caso di ripartire proprio da lì?
Si deve partire dal centrodestra. Un centrodestra che deve avere il coraggio di venir fuori e fare una competizione elettorale forte. Bruno Vespa nel suo ultimo libro parla di voltagabbana, ed io purtroppo non appartengo a questa categoria. Mi vanto di essere uomo di destra nato di destra e che morirà di destra. Alcune cose non riescono mai a convincermi della bontà del progetto di sviluppo economico del centrosinistra. A Roma dicono che c’è la ripresa, io dico di riparlarne a fine anno. Lo dicono da quattro anni, ma facciamo sempre un passo indietro. Spero di sbagliarmi.

Se avessi davanti il sindaco Mangano, cosa gli diresti?
Che ha deluso non solo me, ma tutta la città.

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