“Sensazioni”, mostra di Barbaro Messina che celebra l’Etna

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barbaro-messina-02.05.2009-001_thumbdi Lucia Paternò

Il vitalismo dell’Etna non smette di ispirare e suscitare sensazioni, che acquistano toni e colori accesi come acceso è il suo inesauribile fuoco. “Sensazioni” è il titolo dell’ultima, in ordine di tempo, mostra d’arte scultorea del maestro Barbaro Messina, un omaggio all’Etna Patrimonio dell’Unesco. All’allestimento hanno contribuito anche alcuni allievi della Scuolarte di Nicolosi. La residenza municipale nicolosita ha ospitato quest’esposizione, che ha aperto i battenti il 2 agosto scorso. Un’intera area è stata destinata alle sculture in pietra lavica maiolicata del maestro Messina. “Sensazioni” perché l’intento, riuscitissimo peraltro, era quello di coinvolgere tutti i sensi nell’osservazione di queste opere d’arte riproducenti e in parte esse stesse la Montagna, come frammenti di un tutto. Le luci direzionali puntate sulle opere, la musica di sottofondo che riproduceva anche i boati del Vulcano e poi le immagini delle innumerevoli eruzioni, come di una creatività talmente vivace che si rifiuta di farsi imbrigliare in forme precostituite; e ancora i frammenti di pensieri di grandi personaggi che hanno scrutato l’Etna e ne sono rimasti estasiati. Come Virgilio, Eschilo, Tasso, fino ai più recenti Bembo, Goethe e Carlo Levi.

Non è facile raccontare o rappresentare qualcosa di così superbamente spettacolare, eppure l’artista Messina ci riesce sempre. Sono disparate e molteplici le sensazioni che desta questo vulcano, che come un dio briccone ci ricorda che nulla è per sempre, e la quiete è transitoria. Talvolta lo si vede stagliarsi imponete in un cielo terso, tranquillo come un gigante buono che sovrasta la natura, ma poi estemporaneamente si sentono i fragori che ne annunciano l’imminente eruzione. E’ un pulsare continuo, inarrestabile, una forza dirompente ed esplosiva che deve trovare un varco, una via d’uscita dalle viscere della terra. Distrugge ma poi ricrea, anche per questo molti scrittori e pensatori l’hanno percepita come una donna, addirittura Bembo interpreta l’eruzione come un parto, una madre natura talvolta maligna talaltra generosa e accogliente. Certo la sua vitalità non manca d’ispirare talenti, come il maestro Messina, che in qualche modo si è nutrito da tutta una vita degli aromi, delle visioni sublimi, dei rumori che questo monte espande. Non si può, soprattutto, vivendogli accanto, rimanere indifferenti al suo fascino, non assecondare i suoi guizzi di vitalità estrema e lasciarsi plagiare dal brivido della percezione dell’impotenza e della nullità umana di fronte alla furia cieca della natura.

E’ spontaneità all’ennesima potenza è il fluire della vita che non conosce ostacoli. Questo inarrestabile dinamismo dell’Etna è riprodotto in maniera ineccepibile, trasformato in arte, nelle maioliche del maestro Messina. Sono i cromatismi accesi, ma allo stesso tempo misurati, nell’estensione della superficie, quasi a rispettare la selvaggia e pustolosa pietra lavica.

E’ il contrasto che è vincente, l’accostamento fra gli smalti che levigano quasi la superficie nel tentativo di domare, ingentilendo la sua rudezza, e il suo essere pietra lavica resistente e peculiare di un territorio ubertoso e secco, freddo e canicolare, insomma una gamma di contraddizioni che la rendono unica. L’esistenza di un ecosistema così complesso (l’area che abbraccia giunge fino al fiume Simeto), e di una morfologia che necessariamente risente degli innumerevoli cambiamenti, sono fra gli aspetti sapientemente colti dall’acume del grande maestro d’arte Barbaro Messina.

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