Sicilia, col referendum Gela dice “no” alla città metropolitana di Catania

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DSC0802_20064832Sfuma il progetto di Gela di dire addio a Caltanissetta emigrando nel Libero Consorzio di Catania. Il referendum confermativo della delibera votata all’unanimità dal consiglio comunale il 28 maggio scorso si è concluso senza il raggiungimento del quorum necessario a convalidarlo. Lo statuto comunale all’articolo 87 rende valido, infatti, il referendum solo se vi prendono parte la metà degli elettori aventi diritto al voto. Un tetto di quasi 33 mila persone. Ci si è fermati a 23.725 votanti con la percentuale del 36,14% di cui 11.422 donne e 12.303 uomini. All’appello sono mancati poco meno di 10 mila voti. Gela, dunque rimarrà legata al Libero Consorzio di Caltanissetta, città da cui è divisa da antiche lotte di campanile, da incomprensioni alimentate da politiche miopi. Il flop del referendum gelese, costato 130 mila euro alle casse comunali, peserà sulle future decisioni dei Comuni dell’ hinterland e cioè Butera, Niscemi e Mazzarino oltre che su Piazza Armerina che attendevano il risultato gelese per decidere se seguirla nella migrazione verso l’area etnea. Con l’esito referendario crolla il sogno di diventare Comune capofila di un nuovo libero Consorzio da formare insieme al comprensorio ed al sud dell’ex provincia di Catania. Lo hanno mandato in soffitta quei gelesi che hanno disertato le urne. Per il sindaco Angelo Fasulo «si è persa una buona occasione per cambiare».

La Sicilia

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