Addio a Muhammad Ali, il pugile eroe che aveva “colpito” Giovanni Paolo II

Sharing is caring!

120117065443-muhammad-ali-1963-horizontal-large-gallery

di Giuliano Guzzo

La morte di Muhammad Alì (1942-2016), icona non solo del pugilato ma del Novecento, sta facendo il giro del mondo e innumerevoli – come prevedibile – sono i ricordi su questo grandissimo atleta e personaggio; c’è chi pone l’accento sulle sue imprese sportive, chi sul suo attivismo per i diritti dei neri, chi ancora su come il fu Cassius Clay, con il suo essere spesso sopra le righe, abbia contribuito ad innovare il modo stesso di comunicare. Personalmente, il ricordo che trovo più piacevole condividere è quello riportato da Gianni Minà nel suo Il mio Alì (Rizzoli, 2014) a proposito dell’incontro fra Alì e san Giovanni Paolo II (1920-2015). Avvenne nell’anno 1982 su richiesta dello stesso pugile, che in quei giorni si trovava a Roma e teneva particolarmente a quell’incontro. Così, grazie a Minà – che aveva contatti con il segretario particolare del Santo Padre, Stanisław Dziwisz – fu fatto sapere al Papa che Alì era a Roma e desiderava incontrarlo. Benché fosse da poco tornato da uno dei suoi innumerevoli (e stancanti) viaggi, «Giovanni Paolo II volle prima ricevere da solo Muhammad Alì […] Dopo venti minuti di colloquio privato con Ali, il Papa incontrò Veronica e tutti noi del seguito».

«Fu sorprendente – ricorda Minà – sentire come Karol Wojtyla conoscesse bene la storia sportiva e umana del più grande pugile dei tempi moderni: la sua idiosincrasia, per esempio, verso gli avversari più piccoli di statura come Joe Frazier (che passavano sotto i suoi colpi e lo picchiavano duro al bersaglio grosso), ma anche il suo instancabile impegno per i diritti civili delle minoranze. Alla fine il Papa regalò a Muhammad la medaglia del suo pontificato, il riconoscimento massimo per un ospite. Il campione, con la disarmante innocenza dei pugili, risposte tirando fuori dalla tasca una sua fotografia in posa […] dedicandola e autografandola a Sua Santità. In un’epoca di notizie amare, di insanabili incomprensioni e di atteggiamenti arroganti, quell’incontro toccante in una mattina di maggio dell’82 è per me un ricordo di grande commozione, una lezione umana impartita da due persone che, pur con incidenza diversa nella società in cui viviamo, sono state grandi per davvero». Giovanni Paolo II che discute di boxe con il più grande pugile di sempre, in effetti, dev’essere stato uno spettacolo davvero emozionante. Una ulteriore conferma, a ben vedere, di quanto il grande Papa polacco fosse in grado di stupire e affascinare. Difficilmente Alì, che pure ne ebbe moltissimi, deve essersi dimenticato di quell’incontro.