Costruire la pace. Trentanove anni fa la Medaglia postuma a Martin Luther King

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Martin-Luther-King

Martin Luther King Jr. (1929-1968) nacque ad Atlanta in Georgia nel 1929 in una famiglia fortemente impegnata nella Chiesa battista e nella difesa dei diritti civili dei neri (il nonno e il padre – entrambi pastori – furono tra i primi leader della NAACP, National Association for the Advancemente of Colored People).

Nel sud degli Stati Uniti, il feroce razzismo era esperienza quotidiana sin da bambini: vigeva infatti un rigido segregazionismo per cui, per esempio, ai neri era proibito rivolgersi ai bianchi, le scuole erano separate, i luoghi pubblici prevedevano separazioni, negli autobus i posti riservati ai neri erano al fondo della vettura.

La sua originaria aspirazione a diventare avvocato cedette progressivamente il posto alla vocazione religiosa. Fu ordinato pastore nel 1954, e con la moglie – sposata nel 1953 – decise di stabilirsi a Montgomery, in Alabama, per condurre il suo ministero religioso e di impegno civile nel cuore del sud degli Stati Uniti. Assurse rapidamente a fama nazionale con le sue prediche che invitavano a combattere per i diritti civili, proponendo però un modello di lotta nonviolento, ispirato all’esempio di Gandhi: resistenza passiva e boicottaggio. Alla fine del 1955 riuscì a organizzare un boicottaggio contro i trasporti pubblici di Montgomery, che durò un anno. Le autorità, incapaci di fronteggiare la situazione, citarono in tribunale Martin Luther King per “aver danneggiato l’azienda dei trasporti pubblici”. La sentenza della corte suprema arrivò quando il processo era ormai alle porte: il 13 novembre 1956 le leggi che imponevano il regime segregazionista sugli autobus vennero dichiarate incostituzionali.

Nel 1957 fondò la Southern Christian Leadership Conference, mentre la protesta degli Afro-americani dilagava. King e la sua famiglia divennero il bersaglio privilegiato tanto di fanatici razzisti (negli anni il leader nero fu vittima di aggressioni e continue minacce) quanto delle legali forze dell’ordine: fu arrestato almeno una ventina di volte durante le manifestazioni per la pace.

Nell’estate del 1963 fu tra gli organizzatori della grande marcia di Washington che portò a radunarsi davanti al monumento a Lincoln una folla mai vista. Davanti a 250.000 persone, pronunciò uno dei più celebri discorsi consegnati alla storia del sec. XX, aperto dalle parole “I have a dream…”: “Ho un sogno, che un giorno perfino lo Stato del Mississippi, dove si patisce il caldo afoso dell’ingiustizia, il caldo afoso dell’oppressione, si trasformerà in un’oasi di libertà e giustizia. […] Oggi ho un sogno!”; e concludeva: “Questa è la nostra speranza. Questa è la fede che porterò con me tornando nel sud. […] Con questa fede potremo lavorare insieme, pregare insieme, lottare insieme, andare in prigione insieme, schierarci insieme per la libertà, sapendo che un giorno saremo liberi”.

Il presidente Kennedy rispose introducendo una normativa che poneva fine alla segregazione nel settore pubblico. L’anno seguente il trentacinquenne Luther King ricevette il premio Nobel per la pace e papa Paolo VI lo accolse in Vaticano.

L’attività di King proseguì in un clima teso e ostile. Oltre che con il razzismo bianco, doveva confrontarsi con un altro approccio alla questione promosso da leader e organizzazioni afroamericane più radicali, disponibili a procedere secondo metodi più aggressivi che prevedevano pratiche di violenza politica: le proposte di Malcolm X, del Black Power, delle Black Panthers riscuotevano un successo crescente.

King fu assassinato il 4 aprile 1968, a Memphis, mentre stava organizzando una marcia per l’introduzione di nuove leggi contro la povertà. Alla notizia, i ghetti neri delle città americane esplosero; il bilancio fu terribile: 43 morti, 3500 feriti, 27.000 arresti. Due mesi dopo, a Londra, fu arrestato James Earl Ray, che confesso l’omicidio di King; l’identificazione di un esecutore solitario non dissipò del tutto i dubbi sull’esistenza di ben altri mandanti. L’11 luglio 1977 Martin Luther King viene premiato postumamente con la Medaglia presidenziale della libertà, la massima onorificenza prevista negli Stati Uniti.