“Così StraCatania diventa StraSicilia”: intervista a Pietrangelo Buttafuoco

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di Valerio Musumeci

Pietrangelo, sono passate alcune settimane da “Stracatania”, l’evento che hai organizzato con Ottavio Cappellani “alla ricerca di antidoti al provincialismo”. Quali sono le tue considerazioni a posteriori ed è vero, come hai detto in un video con Ottavio, che “Stracatania” diventerà un brand politico-culturale permanente non solo nella nostra città?

Sì, “StraCatania” diventerà un marchio per la città e per la Sicilia intera, perché accanto ad esso ci sarà “Strasicilia”. Approfitto dell’occasione per dire una cosa: conosco i miei polli e mi accorgo – per esempio – di come certi avvocaticchi dediti ai dossieraggi abbiano colto l’occasione del successo di “StraCatania” per continuare nella loro attività preferita, che è quella di intimidire, tramite articoli diffusi nei loro canali, per mandare un messaggio del tipo: “Se vieni qui a fare politica sappi che fango a disposizione ce n’è”. Dunque ne approfitto per dire che possono benissimo risparmiarsi questa fatica, perché li deluderò su un punto, e su questo sono definitivo: in primo luogo ho tutto il diritto – e me lo prendo – di fare politica nella mia terra, e lo faccio con l’entusiasmo e con la necessaria capacità di manciaciume (traduci tu manciaciume); in secondo luogo ti dicevo che li deluderò, e cioè non scenderò mai al loro livello. Perché il livello di questi avvocaticchi usi a fare dossieraggi è quello elettorale: e quanto più noi staremo fuori dalle beghe elettorali tanto più questo marchio di “StraCatania” diventerà forte perché crei delle occasioni, sviluppi delle occasioni positive. E il primo risultato lo abbiamo avuto l’indomani della manifestazione, quando io e Ottavio ci siamo fatti carico della battaglia in difesa di Villa Piccolo.

Sarebbe stata la mia seconda domanda, Villa Piccolo.

La nostra iniziativa ha portato a dei risultati straordinari. Innanzitutto ha acceso i riflettori: Il Fatto Quotidiano ha immediatamente fatto un servizio, e a seguito del Fatto tutti gli organi di informazione nazionali hanno ripreso la notizia, che è arrivata fino ai telegiornali e alle trasmissioni televisive. Ecco, quello che un soggetto politico non elettorale come il nostro può fare nessun consigliere comunale, nessun deputato, nessun partito politico potrà mai ottenerlo. C’è stato poi l’interessamento di Andrea Camilleri che era orripilato dal fatto che Villa Piccolo venisse sfregiata in questo modo, e si è detto anche lui disponibile a mobilitare e a mobilitarsi. Di questo primo risultato siamo orgogliosissimi.

Questo è un esempio di quel “buttanismo” della Sicilia che hai descritto nel tuo famoso saggio. Io l’ho reinterpretato come “cornutismo”, ma sempre là siamo. A proposito di questo, sei consapevole che con le tue dichiarazioni sull’abolizione dello Statuto Speciale sei per molti siciliani una bestia nera, un ascaro?

Ma guarda, è semplicissimo: l’Autonomia è la cosa più bella che ci possa essere, ma non è cosa nostra, non siamo adatti. A parlare sono i fatti: lo Statuto Speciale è come una Rolls-Royce, però il motore è fuso. Una cosa è farla in Alto Adige, l’Autonomia, una cosa è farla in Sicilia. Purtroppo i risultati sono quelli che sono, l’elenco è lunghissimo: mi risulta che anche nell’ultimo ponte siano rimasti chiusi molti musei, molti parchi, molti luoghi. Basta fare un giro nelle scuole siciliane per capire qual è il livello. I capitoli fondamentali dell’economia siciliana, quali i beni culturali, l’agricoltura e la sanità sono sommersi da storie terribili. Quindi altro che commissariamento, dovremmo fare in modo che in Sicilia arrivassero dei manager della Papuasia, di posti lontanissimi, gente che se ne possa occupare. Per questo rivendico un concetto, caro Valerio: non sarà una soluzione elettorale a cambiare le cose. E ti prego di sottolineare che queste iniziative – questa ultima di “StraCatania” come le precedenti, la tournée di “Buttanissima”, il grande successo con Claudio Fava e Ferrandelli, l’iniziativa con Camilleri per la tutela dei Beni Culturali siciliani – tutte queste iniziative, fatte con gente che opera concretamente sul territorio, albergatori, locandieri, aziende agricole e vinicole – gente “vera”, non politici – tutte queste cose le facciamo quando non ci sono le elezioni. Ora non c’è un’urgenza elettorale, non so se mi spiego.

Giocate d’anticipo, per fare politica senza dover scendere ai compromessi della politica.

Anche perché sono assolutamente convinto che chi verrà dopo Crocetta inevitabilmente farà peggio. Noi abbiamo bisogno di operazioni di verità, di coscienza, di consapevolezza di quello che sta succedendo.

Parlando di coscienza e consapevolezza: per essere davvero coscienti, come siciliani, del patrimonio di bellezza e cultura che ci appartiene e per sentirne la responsabilità, che libri consiglieresti?

No, più che consigliare dei libri ai siciliani, per essere coscienti della propria identità, consiglierei dei viaggi.

Dei viaggi dunque.

I siciliani anu a viaggiari. Il viaggio è significativo per capire chi siamo, perché mostra il contrasto tra l’infinita bellezza di certi luoghi e le voragini di bruttura che poi vi sono accanto, i prodotti della cosiddetta industrializzazione. Il primo viaggio va fatto a Selinunte, poi a Milazzo, poi c’è il tour ibleo. Val di Mazara, Val Demone e Val di Noto. Invece che leggere libri i siciliani dovrebbero conoscere la Sicilia viaggiando. Tu lo sai che i ragazzi di Ibla non hanno mai visto Erice? Solo questo popolo è capace di questo capolavoro di coglioneria, cioè di non amare la propria terra, di non conoscerla. Basterebbe conoscerla, per amarla.