Massoneria e crisi: “La coltre di mistero avvolta da un enigma”

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di Francesco Maria Toscano

In questi giorni, con alcuni cari amici, abbiamo instaurato un intenso e positivo dibattito su tutta una serie di questioni che riguardano la contemporaneità. In particolare, sotto il profilo più strettamente filosofico, alcuni mi contestavano una deriva di preconcetta ostilità verso alcune forme sapienziali tramandate perlopiù da istituzioni misteriosofiche come la massoneria. Mi piacerebbe che gli amici in questione, alcuni dei quali appartenenti ad alcune storiche e prestigiose obbedienze massoniche italiane, volessero accettare il mio invito a trasferire su un piano pubblico questa dialettica confinata  al momento su un livello solo intimo e riservato, magari prevedendo e organizzando insieme degli appositi seminari di approfondimento e di confronto. Il mio invito non scade.

Vorrei però precisare meglio i contorni del mio ragionamento, figlio di una evoluzione ponderata che mi ha portato a consolidare alcuni convincimenti che, naturalmente, valgono fino a prova contraria. Tutti quelli che si sforzano di capire genesi e ratio di una contemporaneità così tragica e infame, fatta di povertà insostenibili e soprusi inenarrabili, finiscono quasi sempre per sbattere contro il muro di menzogne eretto dagli alfieri del politicamente corretto. Ma come si fa a credere ancora che le guerre in Medio Oriente mirino al perseguimento dell’interesse delle popolazioni indigene, o che le disumane politiche del rigore applicate in Europa servano per preparare il terreno ad una imminente “ripresa economica”? Le risposte che il circuito ufficiale propone, magari accettabili da una maggioranza composta da cittadini capaci di accontentarsi di una risposta qualunque, risultano semplicemente irricevibili agli occhi di chi ancora conserva il gusto di valutare i fatti al lume di un personale senso critico non ancora mandato al macero. E se la risposta visibile alla luce non soddisfa, non rimane altro da fare che cercarne una migliore nei meandri di ciò che è costitutivamente ammantato – per parafrasare un celebre aforisma di Churchill dedicato alla Russia – da una “coltre di mistero avvolto in un enigma”.

E’ sbagliato credere alle parole di chi, come Paolo Mieli, sostiene che “nei periodi di crisi il popolo ha bisogno di aggrapparsi a cospirazioni che semplificano. E’ vero l’esatto contrario: “Quando il livello di menzogne veicolate dal circuito informativo ufficiale supera il limite della decenza, le analisi offerte da commentatori ‘di nicchia’ diventano giocoforza e in automatico più credibili e degne di attenzione. Negli ultimi tempi diverse accattivanti pubblicazioni, alcune delle quali non a caso tacitate con fastidio dall’establishment, hanno provato ad offrire delle chiavi di lettura per permettere a chiunque di immaginare le possibili cause che hanno determinato l’ascesa al potere su scala pressoché globale di una nuova genia di nazisti tecnocratici. Una delle teorie più affascinanti fra quelle circolanti addebita una simile responsabilità proprio alla massoneria. Quelli che sposano un impianto concettuale in radice massonofobico tenderanno a fare di tutta l’erba un fascio, lanciando indistintamente scomuniche e anatemi contro gli assidui e impenitenti frequentatori della “Sinagoga di Satana”; quelli che invece trovano conveniente sul piano spirituale il predominio di una filosofia ecumenica e sincretista (che a cascata si riverbera inerzialmente sul mondo materiale determinandone quindi in maniera felpata anche i reali rapporti di forza) tenderanno a puntare il dito solo contro una “parte” della massoneria, anelando conseguentemente il rapido riemergere di quelle componenti interne reputate più degne, nobili e luminose.

Ora, sulle ragioni che mi inducono a dubitare circa la possibilità di indossare proficuamente le lenti manichee per cogliere l’essenza più recondita di un fenomeno che affonda le radici proprio nella metabolizzazione del concetto di “unità nella diversità” mi sono già espresso in passato e non è il caso di tornarci sopra. E poi, a ben vedere, una eventuale e ontologica dicotomia interna alla massoneria potrebbe appassionare perlopiù gli “addetti ai lavori”, ovvero tutti quei massoni che – giocando la partita dall’interno – coltivano in concreto la possibilità di modificare con il proprio posizionamento gli equilibri complessivi. Il “profano”, invece, che mai potrà avere una contezza diretta e non filtrata delle logiche in argomento, fa già molto nella misura in cui sceglie di  prodigarsi per capire quali forze si celino dietro gli eventi più tragici – dal terrorismo economico in Europa a quello politico in Medio Oriente – che avvelenano i nostri tempi. A questo punto le risposte che restano sul tappeto si riducono essenzialmente a due: o la colpa è del “destino cinico e baro” – come nei fatti sostiene il circuito informativo ufficiale – o è della “massoneria” (quasi sempre evocata in un modo o nell’altro dalla maggior parte degli Autori che il Sistema bolla sbrigativamente alla voce “complottismo”); nel suo insieme secondo le correnti genericamente antimassoniche, o in una sua parte soltanto a sentire coloro i quali sposano e conservano al contrario un approccio filo-massonico.

Ma, alla fine della fiera, di quali massonerie stiamo parlando? Non certo di quelle che osservano le leggi, depositano i nomi degli iscritti presso le rispettive prefetture ed eleggono i propri rappresentanti per mezzo di competizioni visibili, prassi queste in genere rispettate dalla Comunioni massoniche tradizionali più serie, antiche e numerose. Il problema semmai è rappresentato da quei consessi occulti – massonici o paramassonici – che vivono nell’ombra e nell’anonimato, cedendo di tanto in tanto alla tentazione di ricorrere all’utilizzo di una simbologia esoterica per condizionare le dinamiche di potere del mondo “profano”. Questo fenomeno, poco conosciuto e per nulla dibattuto, merita di essere seriamente approfondito e non sottovalutato.