#EarthDay è il giorno della terra. Il posto in cui viviamo, il posto che per migliaia di anni ha ospitato l’uomo e tutti gli esseri viventi, che siano piante, animali o umani. In questa terra c’è la possibilità di vivere senza dover sopravvivere. Le foreste e i mari ci offrono la possibilità di respirare, entrambi si dividono l’intera posta in palio dell’unico elemento che ci permette di vivere: l’ossigeno. Noi decidiamo di farne a meno. Tagliamo le foreste per produrre carta, legna da ardere o creare spazi per costruire. Bruciamo i mari per ricavarne i combustibili per i nostri beni. Cerchiamo di semplificare la nostra vita deturpando quella della natura, per fortuna dopo l’impatto con un problema non più teorico ma sostanziale cerchiamo di rimediare al danno procurato. Vedi Alfred Nobel, dopo aver creato la prima arma di distruzione di massa ha deciso di devolvere il suo patrimonio per l’istituzione dei premi Nobel.
Purtroppo senza esserci bruciati la nostra coscienza non è cosi sveglia da rendersi conto del danno che stiamo provocando. Per nostra fortuna l’uomo è dunque dotato di coscienza, basta solo mantenere alta l’attenzione e non perdere di vista i principi morali. E’ solo questione di tentativi, esperienze e tempo. Stephen Hawking sostiene che l’informatica e la tecnologia si migliora, evolve e sviluppa ogni sei mesi in modo completamente autonomo. Basterebbe quindi l’innesco di un sistema informatico, per far si che esso, dotato di autonomia possa diventare un elemento scomodo per l’intera comunità.
Il tempo e la coscienza giocano un’importante partita a scacchi, l’uno contro l’altro. Il tempo non è un nemico con cui si possa intavolare un incontro, anche perché l’uomo sfidando la natura con l’obiettivo di soggiogarla ha il più delle volte subito amare sconfitte. Bisogna per forza di eventi giocare sulla pedina della coscienza. La vita quotidianamente ci mette alla prova, se fate attenzione vi accorgerete che sono molte le coincidenze nei nostri percorsi, sono tanti i segnali che se stiamo svegli la vita ci propone o nega. E’ appunto nella negazione che l’uomo deve prestare particolarmente attenzione. Ogni qualvolta ci capitino delle cose negative crediamo di non essercele meritate, che siano ingiuste o addirittura che non siano vere, che non siano per noi, invece non c’è nessun caso. Non è nessun altro se non noi stessi il destinatario di quell’evento. Accettare l’evento negativo ci permette di analizzare e capire perché ci è capitata quella cosa, dunque come rimediare e infine ma ben più importante capire a cosa ci servirà in un futuro prossimo o breve questo evento. Questo è un piccolo passo per ogni individuo, nella vita quotidiana, ma un grande passo nei confronti del prossimo e della vita stessa.
Oggi, nell’ Earth Day, nel mar Mediterraneo hanno perso la vita centinaia di cittadini somali, fratelli nostri che hanno avuto la sfortuna di nascere in una terra succhiata dai potenti per trarne benefici personali e obliare il bene di quella terra, di quei ragazzi di quelle famiglie. Venivano qui per trovare fortuna, venivano qui per scappare da un inferno di guerra, fame e povertà, venivano qui perché credevano che ci fosse qualcuno pronto ad accoglierli e a prendersene cura. Oggi è un giorno triste, ma non deve rimanere solo un giorno triste, bensì devono continuare ad essere tutti giorni tristi finché si rimanga fermi a commemorare o a piangersi addosso. Finché ognuno di noi, compreso me medesimo, si alzi da quella sedia e faccia qualcosa di concreto che faccia si che questi giorni tristi possano essere pieni d’azione, che questa tristezza si trasformi in forza per combattere, si trasformi in aiuto per i deboli, si trasformi in amore per il prossimo. Che questo giorno triste possa non finire mai. Perché in fondo, agiamo quando non stiamo bene, aspettiamo di non poterne più. Aspettiamo di toccare il fondo.