Scandalo ENI, lascia il ministro Guidi. Rischio conseguenze sul Referendum. Opposizioni: “Sfiducia al Governo”

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di Valerio Musumeci

Ricca, potente, chiacchierata. Gli aggettivi per Federica Guidi, fino ad oggi ministro per lo Sviluppo Economico del Governo Renzi, non possono che essere questi. Sin dalla nomina, il 22 febbraio 2014, la Guidi era sotto i riflettori della stampa italiana: «Col sorriso delle grandi occasioni, Silvio Berlusconi l’ha salutata così, alla fine di una cena tra vecchi amici: “Federica, prima o poi questa tessera di Forza Italia dovrai fartela…”». Così il vicedirettore dell’Huffington Post Alessandro de Angelis, pochi giorni dopo il giuramento, descriveva i rapporti tra la Guidi e Berlusconi: una imprenditrice potente e il re degli imprenditori italiani, tanto bastò per accendere le fantasie degli osservatori sul conflitto di interessi del superministro. Due anni dopo, quelle fantasie forse diventano realtà, dato che la Guidi ha rassegnato in serata le dimissioni per via di alcune intercettazioni che la riguardano. 

I fatti. Gianluca Gemelli, imprenditore e commissario di Confindustria Siracusa, avrebbe ottenuto dalla ministra, di cui è il compagno, rassicurazioni che un certo emendamento, relativo a uno stabilimento petrolifero in Basilicata, Tempa Rossa, sarebbe passato al Senato anche grazie “all’appoggio di Maria Elena”. Maria Elena è evidentemente la Boschi, il potente ministro per le Riforme cosituzionali. Un affare tutto di donne, sembrerebbe, sfruttato dal Gemelli per lucrare presso la Total, azienda che gestisce Tempa Rossa, benefit e partecipazioni economiche privilegiate. Lo si apprende da un’intercettazione, dove si è udita la viva voce del ministro, il quale ha deciso di rassegnare le dimissioni. Probabilmente per non mettere in imbarazzo il governo alla vigilia del referendum sulle trivellazioni indetto per il 17 aprile. L’inchiesta Tempa Rossa è infatti sorella di una prima indagine riguardante lo smaltimento dei rifiuti petroliferi di ENI, che nella questione trivelle c’entra eccome. 

«Caro Matteo – ha scritto la Guidi nella lettera di dimissioni consegnata oggi al premier – sono assolutamente certa della mia buona fede e della correttezza del mio operato. Credo tuttavia necessario, per una questione di opportunità politica, rassegnare le mie dimissioni da incarico di ministro. Sono stati due anni di splendido lavoro insieme. Continuerò come cittadina e come imprenditrice a lavorare per il bene del nostro meraviglioso Paese». “Opportunità politica”, scrive la ministra: chi ha orecchie per intendere intenda.