SEGNI DEI TEMPI – I migranti e l’accoglienza

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don salvatore

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Nel vangelo di oggi si legge del racconto della moltiplicazione dei pani secondo la versione di san Giovanni (Gv 6, 1-15). Il brano inizia con Gesù che alza lo sguardo e vede una grande folla che lo aveva seguito e sente compassione verso tutta questa gente che non ha nulla da mangiare. Con i cinque pani d’orzo e due pesci Gesù sfamerà cinquemila uomini e ne avanzerà anche. Questo segno, prefigurazione dell’Eucaristia pane spezzato e moltiplicato per noi, impressionò così tanto i discepoli del Signore, da essere riportato da tutti e quattro i vangeli. Guardando a ciò che accade nella nostra terra, il mio pensiero non può non andare a quelle migliaia di uomini, donne, bambini che quotidianamente approdano nelle nostre coste. Fratelli che fuggono dalle loro nazioni martoriate dalla fame e dalla guerra, nella speranza di trovare serenità e lavoro da noi. Gente sfruttata dai mercanti di uomini che, illudendoli di trovare il paradiso in occidente, senza nessuno scrupolo, li espongono al rischio della vita. Come Gesù anche noi dobbiamo alzare lo sguardo e muovere il nostro cuore per accoglierli e provvedere ai loro bisogni immediati. Ogni giorno si rinnova il miracolo della moltiplicazione dell’amore attraverso il servizio di tanti, forze dell’ordine, medici, volontari e semplici cittadini che si mettono a disposizione dei migranti. In questo il nostro popolo siciliano è stato ed è di esempio, alla grande e civile Europa che parla di accoglienza, ma di fatto se ne lava le mani. Mi chiedo, però, quanto dovrà durare questo ininterrotto flusso migratorio verso i nostri paesi? Quanti ne possiamo accogliere nonostante la situazione di profonda crisi nella quale versano tanti paesi europei, compreso l’Italia? E poi è la soluzione giusta continuare ad accogliere, magari per giustificare l’indifferenza e l’inerzia verso le situazioni di crisi in cui si trovano i paesi del terzo mondo? Non sarebbe più giusto e umano pensare in modo comunitario e universale a dei progetti per ridurre la fame, eliminare le guerre, creare sviluppo, ridare speranza a intere popolazioni? Se i paesi più ricchi avessero, come Gesù, più compassione verso i paesi più poveri e provvedessero a moltiplicare gli aiuti, credo che nessuno sentirebbe il bisogno di fuggire dalla propria terra e tutto il mondo diventerebbe più equo, più giusto, più pacifico. Ben venga, dunque, l’accoglienza doverosa verso chi arriva da noi, ma i governi delle nazioni occidentali, abbiamo uno sguardo di compassione verso chi resta a soffrire nelle proprie martoriate terre e comincino a sbracciarsi le maniche.

Padre Salvatore Alì

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