Da ieri in Freedom la rubrica “Segni dei tempi”. Lo spazio della fede e temi etici

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IL PERCHE’ DEL NOME “SEGNI DEI TEMPI”

Un saluto a tutti i lettori e un sentito grazie al carissimo Andrea Di Bella, direttore di Freedom, per avermi invitato a tenere questa rubrica che ho pensato di intitolare “Segni dei tempi”. Si tratta di una delle espressioni più significative del Concilio Vaticano II che, non solo ne ha guidato i lavori, ma che è stata all’origine della sua ispirazione e ha illuminato e continua ad illuminare il cammino della Chiesa in questi ultimi cinquant’anni. E’ un’espressione usata da Gesù stesso in Matteo 16, 3 anche se in chiave escatologica, mentre per il Concilio essa mira a voler cogliere le tracce dell’azione di Dio nella storia, nella nostra storia personale, per cambiare gli uomini nell’intimo e condurci al di là della storia. La Chiesa quindi, di fronte al mondo, si pone nell’atteggiamento non solo di dare, ma anche di “ricevere dalla storia e dalla evoluzione del genere umano” secondo quanto afferma la Costituzione Gaudium et Spes (n. 44). Ecco allora lo scopo di questa rubrica: scrutare nei solchi della nostra storia quotidiana la presenza e l’opera di Dio, per rispondere meglio al suo progetto di amore. Perché, allora, non cominciare sin da oggi a saper essere attenti alle impronte divine disseminate nella nostra vita, per comprendere che non siamo soli, non siamo orfani, ma abbiamo un Padre che ci ama e vuole il nostro bene? Provare per credere.

Padre Salvatore Alì

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