E’ Sergio Mattarella il nuovo presidente della repubblica

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Sergio Mattarella è il 12esimo presidente della Repubblica italiana: sono stati 665 i voti raccolti al quarto scrutinio. Nonostante fossero sufficienti 505 voti, sul suo nome c’è stata un’ampia convergenza e si è arrivati molto vicini al quorum dei due terzi che la Costituzione richiede per le prime tre votazioni. Un’occasione davvero sprecata dalle forze politiche che, visti i numeri in campo, avrebbero potuto dare un segnale di unità al Paese eleggendolo già in prima battuta. Le cose sono andate però diversamente e il modo con cui si è arrivati alla scelta del nuovo inquilino del Quirinale lascerà sicuramente degli strascichi, sia nei rapporti tra gli alleati di governo sia all’interno di alcuni partiti, Ncd e Forza Italia in primis. A contribuire a quello che oggi appare come un trionfo di Mattarella sono stati anche i voti di 37 franchi tiratori (qui l’analisi di Dino Martirano).

 Martedì il giuramento

L’Italia ha un nuovo capo dello Stato e presto lo stendardo presidenziale tornerà a sventolare sul torrino, assieme al tricolore e alla bandiera europea: il giuramento nell’aula di Montecitorio è fissato per martedì alle 10. Mattarella sale al Colle portando con sè una lunga esperienza istituzionale: è stato parlamentare, più volte ministro e, carica che formalmente ancora mantiene, anche giudice della Corte Costituzionale, nominato nel 2011 dal presidente Napolitano. Immediato l’augurio di buon lavoro inviato via Twitter dal premier Matteo Renzi, l’artefice dell’operazione Mattarella: «Buon lavoro, Presidente Mattarella! Viva l’Italia». Molti altri esponenti di governo hanno fatto altrettanto, senza aspettare l’esito definitivo dello spoglio.

La distribuzione dei voti

A favore di Mattarella si sono schierati il Pd, Scelta Civica, Sel, il gruppo di Socialisti e Autonomie e, dopo le ultime tormentate 48 ore in cui sembrava plausibile uno strappo nell’alleanza di governo, il blocco di Alleanza Popolare (Ncd-Udc). Forza Italia era invece rimasta sulle proprie posizioni, chiamandosi fuori e optando per la scheda bianca. Nessuno spostamento rispetto ai primi tre voti da parte degli altri partiti: Lega Nord e Fratelli d’Italia hanno sostenuto Vittorio Feltri (46 voti), il M5S Imposimato (127), mentre i fuoriusciti grillini si sono divisi: alcuni hanno deciso di votare a favore di Mattarella, altri sono rimasti fermi sul nome di Stefano Rodotà (17 voti), già votato nei precedenti scrutini. Napolitano: «Mattarella figura imparziale»

Il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano era tornato in mattinata ad esternare la sua stima per il suo successore in pectore: «Conosco Sergio Mattarella sul piano dell’assoluta lealtà, correttezza, sensibilità, competenza istituzionale e certamente dell’imparzialità. Tutte caratteristiche importantissime per disegnare la figura del Capo dello Stato». Alla domanda se sia stato lui a convincere Alfano a non consumare uno strappo, ha spiegato Aldo Cazzullo nella sua diretta sms, Napolitano ha glissato ma non troppo: «Abbiamo avuto una conversazione. Un presidente è per sette anni, la sua elezione non deve risentire delle contingenze».

 Il centrodestra a pezzi

Venerdì a tarda sera – secondo quanto fatto trapelare da fonti del governo – era stata in realtà una telefonata «molto cordiale» tra Renzi e Alfano a «ricostruire un clima sereno per consentire quella convergenza sul nome di Sergio Mattarella che il premier aveva auspicato». L’obiettivo è stato raggiunto, ma quanto successo negli ultimi giorni è destinato a lasciare un segno nei rapporti tra gli alleati di governo e anche all’interno di alcuni di essi. Mentre Alfano ostenta fierezza («Renzi ha capito che non guida un monocolore Pd, la posizione di Ap non va mai data per scontata») e cerca di rassicurare Silvio Berlusconi («La nostra decisione non ha sfasciato l’asse con Forza Italia, il legame che si è in qualche modo ricostruito non intendiamo interromperlo») all’interno del suo raggruppamento si registrano forti malumori: Maurizio Sacconi ha annunciato le proprie «dimissioni irrevocabili» da capogruppo del Nuovo Centrodestra in Senato e anche Barbara Saltamartini lascia l’incarico di portavoce. In casa di Forza Italia c’è invece aria di battaglia: Raffaele Fitto e i suoi fedelissimi imputano la debacle quirinalizia allo stato maggiore del partito e da tre giorni chiedono l’azzeramento dei vertici. La vecchia CdL vincente tutta stretta attorno Berlusconi (altri tempi: l’alleanza era con Fini, Bossi e Casini) è solo uno sbiadito ricordo. Sintetizza la situazione la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, in un tweet: «Il centrodestra è morto. In queste ore se ne celebra il funerale. Noi impegnati a ricostruire un’alternativa credibile all’onnivoro Renzi».

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