Europee, le elezioni le hanno vinte Giorgia e Elly

Sharing is caring!

Il presidente del Consiglio e di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni e il segretario del Partito Democratico Elly Schlein.

di Andrea Di Bella

Europee 2024, vincono Giorgia Meloni ed Elly Schlein. Detto questo, il voto in Italia ha dato un chiaro segnale di fiducia al Governo attuale guidato da Giorgia Meloni, risultata essere la più votata in Italia, ed alla coalizione di Centrodestra. Meloni, con Fratelli d’Italia, ha trionfato portando il partito al primo posto con il 28,81% e 6.704.423 voti, dimostrando un consenso che sembra inarrestabile. Questo risultato non è solo una vittoria per il partito del premier, ma un’affermazione del progetto politico portato avanti da tutto il Centrodestra di Governo che da questo voto Europeo esce decisamente rafforzato.

Il Partito Democratico ha ottenuto un risultato ragguardevole, con il 24,08% dei voti, confermandosi come principale forza d’opposizione e frenando definitivamente il Movimento Cinquestelle di Giuseppe Conte, che adesso si ritrova ad essere il baby partner del cosiddetto “campo progressista”. La disfatta dei Cinquestelle è clamorosa: si fermano al 9,99%. Nonostante il loro passato successo e le promesse di cambiamento radicale, i cittadini italiani sembrano aver perso fiducia nel movimento fondato dal comico Beppe Grillo.

Anche la lista di Renzi “Stati Uniti d’Europa” e Azione di Carlo Calenda hanno subito una sconfitta bruciante, non riuscendo a raggiungere il quorum del 4%. Questo insuccesso è particolarmente significativo per Renzi e Calenda, i quali hanno spesso criticato aspramente le politiche del Governo, proponendosi come alternative di Centro moderato: gli italiani hanno dirottato questa fetta di consenso verso Forza Italia, che ha comunque usufruito di un’iniezione di consensi anche da parte del movimento Noi Moderati di Maurizio Lupi ed in Sicilia dalla nuova Dc di Totò Cuffafo e dal Movimento per l’Autonomia di Raffaele Lombardo: sinergia che ha portato Forza Italia ad ottenere di essere primo partito in Sicilia.

Altra dinamica interessante emersa da queste elezioni è il cambiamento degli equilibri interni al Centrodestra. Forza Italia, guidata da Antonio Tajani, ha ottenuto il 9,61% dei voti su base nazionale, superando la Lega di Matteo Salvini, che si è fermata poco più in basso al 9%. Questo risultato pone adesso Forza Italia come il secondo partito del Centrodestra, un cambiamento significativo che potrebbe avere ripercussioni sulle future strategie della coalizione. Il vicepremier e segretario nazionale degli azzurri Antonio Tajani, commentando il voto, ha dichiarato che “Alle prossime Politiche il partito fondato da Silvio Berlusconi punta adesso a raggiungere il 20% nazionale”. 

In soldoni: il Centrodestra esce da queste elezioni più forte e coeso. La fiducia riposta in Giorgia Meloni e nei suoi alleati dimostra una volontà di stabilità e continuità politica che contrasta con la frammentazione e l’incertezza che caratterizzano le altre forze politiche. Il Governo, supportato da una maggioranza così solida, ha ora la legittimazione di perseguire con maggior vigore il proprio programma, rispondendo ai bisogni e alle aspettative dei cittadini. Il risultato ottenuto in Italia potrebbe ridisegnare totalmente gli equilibri all’Europarlamento, che adesso sarà chiamato ad indicare un nuovo presidente della Commissione Europea e un nuovo presidente dell’Eurocamera. Da sottolineare che il Partito Popolare Europeo, di cui Forza Italia è l’unico rappresentante in Italia, è risultato essere ancora primo partito in Ue.

C’è un romanticismo intrinseco in questo quadro uscito fuori dalle urne: una Nazione che si affida a una figura forte e determinata, un Popolo che sceglie la sicurezza e la stabilità in tempi incerti. Eppure, questo stesso scenario alimenta polemiche. Le voci critiche non mancano, e molti temono che questo consolidamento del potere possa ridurre il pluralismo e soffocare il dibattito democratico. L’affermazione delle forze del Centrodestra, in Italia ma anche in Francia e Germania ed in altri Stati europei, se da un lato rappresenta un riconoscimento del lavoro svolto oggettivamente apprezzato dai cittadini chiamati al voto, dall’altro solleva interrogativi sulle direzioni future dei Paesi ed il ruolo delle opposizioni.