Omicidio Tramontano. L’assassino in Corte d’Assise: “Ho costruito castello di bugie”

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A distanza di 12 mesi dal femminicidio, il reo confesso Alessandro Impagnatiello è oggi in aula oggi davanti alla Corte D’assise di Milano per raccontare come e perché ha ucciso la sua compagna, incinta di loro figlio Thiago. Dopo la confessione davanti agli inquirenti e le dichiarazioni spontanee nella prima udienza del processo, l’imputato sta rispondendo per la prima volta alle domande della procuratrice aggiunta Letizia Mannella e del pm Alessia Menegazzo. 

La sera del 27 maggio ho ucciso Giulia Tramontano”, ha confermato in aula Alessandro Impagnatiello all’inizio dell’interrogatorio nel processo in cui è imputato per l’omicidio pluriaggravato, distruzione di cadavere di Giulia Tramontano e interruzione non consensuale di gravidanza. Reati per cui rischia l’ergastolo. “La persona che ero in quel periodo – ha precisato – non è quella che sono adesso. Sono qui oggi per dire la verità perché adesso sono lucido e consapevole rispetto alla persona che ero il primo giugno”, la notte in cui venne sottoposto a fermo. Il 31enne uccise Giulia con 37 coltellate, dopo che per mesi aveva dato veleno per topi e ammoniaca alla donna che stava per renderlo padre. “Io a Giulia non ho mai fatto credere di essere pazza. Avevo costruito un castello di bugie in cui io stesso sono annegato”, ha ammesso. “Ho continuato questo fiume di bugie. Continuavo a portare avanti questa doppia e questa finta realtà nella mia testa”, ha proseguito Impagnatiello. 

“Non c’è stata occasione per Giulia per difendersi”, ha detto in aula Impagnatiello. “Stava preparando qualcosa per sé quando ho sentito un piccolo lamento perché si era tagliata un dito. Le chiesi se avesse bisogno di aiuto ma non mi rispose. L’avvicinai, ma continuava a non rispondere come se non esistessi”. E ancora: “Lei era piegata in sala e io sono andato verso la cucina dove c’era questo coltello con cui stava tagliando delle verdure, lei era china in soggiorno per prendere un cerotto da un cassetto in basso di un mobile. Mi posizionai immobile alle spalle di Giulia in attesa che si rialzasse e quando lo ha fatto, verosimilmente per tornare in cucina, l’ho colpita. Lei prima si è voltata. L’ho colpita all’altezza del collo ma il numero di colpi non li so”. Dopo l’omicidio, “era come se cercassi di nascondermi e di nascondere tutto ciò che si era manifestato quella sera. Quindi, avvolto completamente da uno strato di insensata follia, di illogica, di pazzia totale, tentai di far sparire letteralmente sparire il corpo di Giulia. Tentai di dare fuoco al corpo di Giulia – ha spiegato -, utilizzando prodotti infiammabili per fare le pulizie”.