La giravolta umanitaria di Salvini: “Adesso l’Europa accolga i profughi”

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di Valerio Musumeci

Ciò che il titolo promette – per quanto impossibile sembri, e con le conclusioni che ciascuno vorrà – è vero. Il leader della Lega Matteo Salvini, antieuropeista deputato europeo le cui avventure televisive hanno appassionato grandi e piccini, ha chiesto all’Unione Europea di accogliere dei richiedenti asilo. Anzi di favorire la loro partenza dal paese di origine, creando un corridoio umanitario che li tuteli durante il viaggio per consegnarli sani e in salute al civile Occidente, che accetterà di buon grado di aiutarli. Siamo diventati tutti pazzi? Abbiamo esagerato con la grappa? Partiamo dall’inizio che qua la cosa è complicata.

La giurisprudenza dell’Unione in materia di asilo politico prende le mosse dallo Statuto dei Rifugiati della Convenzione di Ginevra del 1951. All’articolo 1, il documento recita che lo status di rifugiato possa essere conferito a chiunque:

nel giustificato timore d’essere perseguitato per la sua razza, la sua religione, la sua cittadinanza, la sua appartenenza a un determinato gruppo sociale o le sue opinioni politiche, si trova fuori dello Stato di cui possiede la cittadinanza e non può o, per tale timore, non vuole domandare la protezione di detto Stato; oppure a chiunque, essendo apolide e trovandosi fuori dei suo Stato di domicilio in seguito a tali avvenimenti, non può o, per il timore sopra indicato, non vuole ritornarvi.

Chiaro, semplice, giusto. A questa base legislativa l’Europa e gli Stati membri hanno ricamato addosso norme e regolamenti accessori e vincolanti, senza tuttavia scalfire il valore materiale e morale dello Statuto.

Bene, ripassino concluso. E’ esattamente in ragione della definizione soprastante che ogni profugo sbarcato in Italia deve affrontare una serie di macchinose traversie burocratiche per determinare se sia o meno nel giustificato timore d’essere perseguitato: traversie che si risolvono nella maggior parte dei casi in un interrogatorio sommario nel quale è chiesto all’interessato se scappi da situazioni di pericolo o di guerra. Rispondendo di no, il profugo si nega da sé lo status di rifugiato: il che dovrebbe dare un indizio sulla buona fede di queste persone, che potrebbero agevolmente mentire e dire il contrario

Ad ogni modo, la posizione del mirabolante Salvini sulla questione è nota: «I profughi veri, che vanno aiutati e salvati, sono non più del 10 per cento di quelli che arrivano in Italia, agli altri bisogna impedire di partire dall’Africa». Idea legittima, la cui dignità non saremo noi a contraddire – nemmeno pensando alle molte porcherie compiute in nome di essa, negli ultimi anni, anche da uomini della Lega o dai razzisti in generale. Dice cioè Salvini: accogliere il profugo è giusto ma come facciamo a determinare chi lo sia davvero? (Ammesso che chi fugga dalla fame, dalla miseria e dalla malattia sia meno degno di umanità di chi scappi dalla repressione propriamente detta?).

Sorprende, dunque, apprendere che sia stato proprio Salvini a chiedere, in merito agli ultimi fatti avvenuti in Turchia con il fallito golpe nei confronti del regime di Erdogan, l’apertura di un “corridoio umanitario allo scopo di offrire asilo politico ai cittadini turchi oggetto di ritorsioni da parte del governo”. Eppure è vero: si tratta di un’interrogazione con richiesta di risposta scritta all’Alto Rappresentante per la Politica Estera dell’Unione Europea, l’italiana Federica Mogherini. Ed è lo stesso Salvini a postare il documento sulla pagina Facebook, rivendicandolo con orgoglio. A ragione: la situazione turca è inaccettabile per chiunque abbia a cuore l’umano trattamento dei cittadini di ogni paese, siano essi oppositori, golpisti, giornalisti e così via. Salvini ha scritto bene, e gliene rendiamo merito aspettando la risposta della Mogherini. Ma mente gioiamo di questa iniziativa non possiamo non chiederci perché valga per la Turchia il contrario di ciò che il segretario della Lega sostiene da sempre in merito all’asilo politico.

Come faremmo, qualora il sacrosanto corridoio umanitario venisse aperto, a sapere se il turco in arrivo sia un effetti nel giustificato timore d’essere perseguitato oppure abbia deciso di abbandonare un paese in pieno medioevo per cercare migliori condizioni di vita nella civile europa? Come faremmo a stabilire a chi dare lo status di rifugiato e a chi no, e quanto costerebbe tutto questo? Per chi pensa che l’accoglienza sia un dovere morale, queste domande non avranno senso, costi quel che costi ma si faccia il proprio dovere nei confronti del prossimo. Ma per Salvini, che su questa posizione ha costruito una ricca carriera politica, la contraddizione è lampante. Vuole dirci quando si è sbagliato? Prima, quando rivendicava la percentuale di “falsi profughi” sul totale dei migranti, o adesso che rivendica il diritto a salvare i profughi veri a rischio di accogliere in Europa un sacco di turchi senza stringenti necessità d’aiuto?

Sono considerazioni, le nostre, buttate evidentemente al vento. L’unica spiegazione è che sul piano europeo il dibattito sulla Turchia sia funzionale alla Lega in termini di tornaconto politico. Come sul piano interno, in Italia, le è funzionale quello sui migranti. Poco importa che la cosa comporti una sostanziale abiura dei “principi” politici e morali dei quali il Carroccio era fiero portatore. Riassumendo all’estremo: Salvini ha detto una cosa giusta ma lo ha fatto per interesse. Il che non la rende meno giusta, ma fa luce una volta di più sulla natura dell’uomo. Che tristezza