Paternò. L’antimafia di facciata che se ne frega dei cittadini

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Un'immagine della conferenza di ieri.

Un’immagine della conferenza di ieri.

di Andrea Di Bella

Chi vi parla non ha interessi da difendere né da spartire coi politici che erano sul piccolo palco dell’Auditorium Don Milani di Paternò, durante la conferenza sull’antimafia promossa dal sen. Salvo Torrisi (Ncd, componente della commissione parlamentare antimafia) e dal sindaco di Paternò Mauro Mangano (Pd), che per l’occasione hanno mostrato tutto il lato se vogliamo più intimo di una collaborazione politica che per forza di cose viene dai rispettivi partiti di appartenenza, che governano insieme a Palermo e a Roma. Un incontro, quello di ieri, a cui è stata invitata niente meno che la presidente nazionale della commissione antimafia, Rosy Bindi (Pd), che ha approfittato dell’occasione per approfondire quanto accaduto lo scorso mese di dicembre con l’ormai nota “annacata” del cereo durante i festeggiamenti della patrona, Santa Barbara. Cosa vi fosse da approfondire non è dato saperlo.

Una legittima premessa – quella fatta all’inizio – perchè non avendo appunto nulla a che spartire né con Mauro Mangano, né con Salvo Torrisi né tantomeno con Rosy Bindi, state avendo modo di leggere in queste righe la reazione non di un sia pure umile operatore dell’informazione di questa città, ma di un cittadino normale che guarda le cose con gli occhi di un cittadino normale. Al contrario di altri colleghi, che quasi certamente anteporranno il politicamente corretto all’analisi vera dello spettacolo indegno andato in scena ieri, mi permetto di scrivere la verità con la consueta schiettezza. I signori coinvolti mi perdoneranno. E la verità è che tutti i relatori della conferenza sull’antimafia di ieri andrebbero presi a calci nel sedere, dove materialmente “il calcio” è da intendersi come una ribellione seria, cosciente e consapevole all’ipocrisia più sfrontata. Senza giri di parole: se è vero – com’è stato detto – che la lotta alla mafia, al malaffare, agli abusi e ai misfatti compiuti nella società in generale ed anche nelle Pubbliche Amministrazioni, si combattono ogni giorno e con forza e vigore ognuno nel proprio ruolo e con le proprie competenze, tutti quelli che ieri hanno preso la parola dovrebbero andare a farsi un giro.

E se nella città dove il misfatto più grande non è una “annacata di varetta”, ma quello che sembra ogni giorno di più un vero e proprio scippo legalizzato ed istituzionalizzato, come quello perpetrato ai danni del nostro ospedale “SS. Salvatore”, il tutto assume ancor di più i contorni del grottesco. A questo si aggiunge quanto è emerso proprio lo scorso 3 maggio, durante la conferenza stampa organizzata dal “Comitato in difesa dell’Ospedale”. Il legale che sta seguendo la vicenda per conto del Comitato, Goffredo D’Antona, ha dichiarato che “ci sono dati ufficiali che sono stati manomessi”, e che quindi i dati “legati al Pronto soccorso e trasferiti al Ministero sono al ribasso” e che “mancano migliaia di prestazioni. E parliamo solo del 2013”. D’Antona continua: “La domanda che facciamo al Procuratore della Repubblica è: com’è possibile che avvengano situazioni del genere?”. Appunto, com’è possibile che avvenga una cosa del genere? D’Antona rincara la dose: “I lavori di messa in sicurezza nel 2008 vennero bloccati e mai più ripresi, con la parcella regolarmente pagata ai progettisti. E per inciso, il progetto era sbagliato”. Un progetto pagato con soldi pubblici, ovviamente. E la chiusura del punto nascita e del reparto di pediatria, e via via gli altri, pagata nei fatti anche quella dai cittadini. 

Domanda: sono o non sono quelli fin qui esposti fatti gravissimi, che nessuno ha smentito nelle 48 ore successive alla conferenza stampa del Comitato, e per i quali andrebbero immediatamente assunti atteggiamenti di controffensiva istituzionale e politica, oltre che legale e di supporto più in generale, senza precedenti? Ed invece il silenzio più assoluto. E non solo. Ventiquattro ore dopo avere reso pubblici tali fatti, i signori amministratori di Paternò – a tutti i livelli – hanno pensato bene di improvvisarsi modelli dell’antimafia e della legalità, senza nemmeno fare cenno alle vicende emerse il giorno prima in conferenza stampa sulla questione ospedale. Un fatto gravissimo che non può lasciare indifferenti. A dir poco discutibile l’atteggiamento del sindaco Mauro Mangano, che ad oggi non ha saputo assumere azioni forti e significative degne di nota. Si parla di dati camuffati, di bugie celate dietro carte e numeri modificati ad arte per penalizzare la nostra città, e per tutta risposta il primo cittadino accoglie Rosy Bindi in pompa magna senza nemmeno fare cenno alla vicenda sopra esposta. Deludente anche l’atteggiamento del sen. Salvo Torrisi: se qualche paginata di giornale l’ha ottenuta col suo debole esposto, è l’azione politica diretta a latitare. Senatore, lei è il massimo rappresentante del territorio a Roma. Il suo partito, Nuovo Centrodestra, esprime il ministro della Sanità (Beatrice Lorenzin) ed il ministro dell’Interno (Angelino Alfano), cui lei è notoriamente molto vicino. Non servono interrogazioni parlamentari ed interventi pro forma: quelli lasciamoli agli esponenti dell’opposizione, se ancora ve ne sono all’altezza. Lei, quale parlamentare che pure essendo stato eletto all’opposizione adesso siede in maggioranza con il Partito Democratico, ha il preciso compito di attivare tutti i meccanismi politico-istituzionali al fine di ristabilire ordine e fare luce su una vicenda gravissima. Lei ha il preciso dovere, quale rappresentante dei cittadini, di intestarsi personalmente anche battaglie sociali importanti, mi permetto di dire anche di vera lotta politica e civica. Sull’ospedale aleggiano spettri che meritano la massima attenzione ed il massimo impegno. Ripeto: massima attenzione e massimo impegno. Nei giorni in cui viene arrestato per estorsione il giornalista Pino Maniace, simbolo di un’antimafia rivelatasi di facciata, in molti credono sia giunto il momento di mettere da parte i formalismi e dedicarsi realmente alla vera antimafia, cioè quella della malapolitica che danneggia i cittadini. L’appello è ovviamente esteso ai consiglieri comunali.