Panama Papers. Dall’America a Quartu, quando il denaro comanda le nostre vite

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di Valerio Musumeci

Che cos’hanno in comune Panama, capitale dello stato omonimo in America centrale, e la città di Quartu in provincia di Cagliari, Sardegna? Niente, si direbbe, e invece il nesso c’è e si chiama denaro. Solo che nel primo caso ce n’è troppo e nel secondo troppo poco. Esaminiamo due fatti recenti e cerchiamo di capire.

A Panama, secondo quanto emerso dal dossier Panama Papers – che in questi giorni ha fatto tremare i potenti di mezzo mondo – si troverebbe uno studio legale al centro di una gigantesca ragnatela di interessi economici e finanziari, nella quale sarebbero intrecciati capi di Stato, multinazionali, fondi d’investimento, supercriminali ma anche calciatori, attori e altri vip. Lo si apprende da una serie di documenti riservati (oltre millecinquecento) dati alla luce da un informatore che avrebbe lavorato presso lo studio legale Mossack Fonseca, che avrebbe sovrinteso alla gestione anche illecita di questo denaro. Tra i nomi caldi presenti nei documenti spicca quello del presidente russo Vladimir Putin («E’ ovvio che l’intenzione, l’obiettivo principale di questi attacchi è in primo luogo il nostro Paese, e lo stesso presidente Putin», mettono le mani avanti al Cremlino), ma c’è anche il premier inglese David Cameron, il presidente ucraino Petro Poroshenko e i re Salman bin Abdulaziz Al Saud dell’Arabia Saudita e Mohammed VI del Marocco. La lista di capi di Stato e di Governo potrebbe continuare ma ci sono altri nomi caldi nello sport (da Lionel Messi a Michel Platinì) e nel cinema (da Jackie Chan a Pedro Almodovar), e sarebbero nella lista del dossier anche diversi criminali internazionali. Non mancano gli italiani (per primo l’ubiquo Luca Cordero di Montezemolo, seguito da altri ottocento paperoni nostrani): e un altro italiano, Roberto Saviano, ci ricorda sul suo profilo Facebook che «Senza il riciclaggio il capitalismo contemporaneo non sopravviverebbe un solo giorno. La storia dei Panama Papers non è la storia di un gruppo di furbi e avvocati banditi, ma è prassi quotidiana nell’economia mondiale oggi». Una realtà evidente, quella espressa dallo scrittore campano: e il rovescio della medaglia del sistema capitalistico odierno si vede andando all’altro caso, quello che riguarda la città di Quartu in provincia di Cagliari.

Qui, riportano i giornali di oggi, si è consumata una vicenda completamente inversa. Una coppia, lui di trentasei anni, invalido, lei di ventiquattro, disoccupata, si è vista portare via dai servizi sociali il figlio di appena tre mesi. Ragione: l’indigenza della famiglia, costretta a vivere con un solo sussidio di poche centinaia di euro. «Sono cardiopatico ma sono incensurato» ha detto il padre al quotidiano locale «Mai avuto problemi con la giustizia. Sono io ora a chiedere giustizia. E un posto di lavoro. Sono pronto a tutto, anche a fare il guardiano notturno pur di riavere mia figlia». L’invalidità, è pronto a giurare, non gli impedirebbe di lavorare né tantomeno – com’è chiaro – di essere un genitore all’altezza: «Ho la pensione di invalidità e alcuni amici che mi aiutano. Sono stato dipinto come un accattone: non è assolutamente vero. Lo ripeto: ricevevo aiuti da chi mi vuole bene. Ora mi viene negato il diritto di avere una famiglia, di essere un buon padre. È vero, sono povero, invalido. Ma sono incensurato e ho tanta voglia di fare». Speriamo che la conservi, e che lo Stato o chiunque altro gli dia modo di metterla a frutto: il bambino, come ogni bambino, merita di crescere con suo padre e con sua madre. La povertà, nel 2016 e in Italia, non dovrebbe essere più una ragione di allontanamento tra padri e figli. Sappiamo purtroppo che non è così. 

Che cos’hanno in comune, dunque, Panama e Quartu? Il denaro come motore di vite, tutto qui. Solo che nel sistema capitalistico ben descritto da Saviano il denaro si muove e cerca sempre il suo simile, cioè altro denaro. E va aggregandosi in posti come lo studio Mossack Fonseca, apparentemente con vita propria, governando quella di chi lo possiede come uno strano morbo o una fissazione mentale. E se dall’altra parte del mondo rispetto a Panama, in Sardegna, una famiglia vede i servizi sociali portarsi via il suo bambino (per “povertà”!) non si dica che non c’è un collegamento. Abbiamo costruito una società dove il denaro è il motore e non il carburante, il fine e non il mezzo. E il risultato è questo: leggiamo oggi i Panama Papers, leggiamo della disperazione di un padre a Quartu. E siamo seduti sopra il problema, se portiamo il portafogli nella tasca posteriore dei pantaloni.