SEGNI DEI TEMPI – Migranti morti. Cosa fanno le Istituzioni?

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morti-migrantiNel giorno in cui è iniziata l’Ostensione della Sindone, il lenzuolo che raffigura l’Uomo dei dolori, nei quali tanti riconosciamo Gesù crocifisso, l’attenzione del mondo è tragicamente rivolta alle centinaia di uomini, donne, giovani, ragazzi, bambini che hanno perso la vita nell’ennesimo naufragio nel Canale di Sicilia. Una tragedia che ci rattrista, ma nello stesso tempo ci indigna per l’indifferenza delle istituzioni internazionali. Bene ha fatto Papa Francesco nel chiedere ancora una volta a gran voce l’intervento di queste istituzioni a cui dovrebbe stare a cuore il bene dell’umanità: per questo esistono. Ormai lo capiamo tutti che non si tratta solo di un problema dell’Italia e, secondo me, neanche dell’Europa: questo esodo umano è problema internazionale, perché riguarda tutto il mondo. Per questo continuo a chiedermi dove sono le Nazioni Unite, che cosa fanno di fronte a quello che avviene nel nostro mare e soprattutto nelle coste nord africane? Tutti sanno dei campi di schiavitù che vi sono in Libia e in altri paesi che si affacciano sul Mediterraneo; tutti sono a conoscenza di quelle carovane di uomini che si spostano nel deserto sahariano; si hanno foto, video, testimonianze, ma si continua a non fare niente e a permettere che questa povera gente venga stipata su barconi di fortuna e gettata in mare, incontro ad un destino di morte. L’Onu è sempre pronto a organizzare missioni e operazioni lì dove ci sono interessi economici da difendere e, viceversa, rimane sordo al grido disperato di migliaia di persone che, come l’Uomo della Sindone, continuano ancora oggi ad essere maltrattai, percossi, umiliati, uccisi. Forse è per questo che oggi c’è stata questa coincidenza tra la Sindone e la tragedia dei migranti, per ricordarci che passione di Cristo continua ancora oggi in questi fratelli e in coloro che quotidianamente lavorano per soccorrerli, accoglierli, provvedere ai primi e immediati aiuti, a curarli: non solo i volontari, ma anche le regioni della nostra Nazione e tanti paesi del nostro Continente. Una preghiera, dunque, per i morti, per i superstiti, e per chi ogni giorno è impegnato in prima fila, testimone, nonostante tutto, di risurrezione e di amore. Questa è la Pasqua: combattere e vincere con la forza dell’amore, le innumerevoli tenebre del male che oscurano e umiliano la storia quotidiana dell’umanità.

Padre Salvatore Alì

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