Ora Crocetta scivola sulle provincie – di Daniele Lo Porto

Sharing is caring!

Dalla legge finanziaria all’abolizione delle Province, la “grande rivoluzione” di Rosario Crocetta scivola su una buccia di banana dopo l’altra. La mancanza di una strategia politica che vada oltre la necessità del governatore di dimostrare al mondo intero che lui esiste e decide, viene manifestamente sottolineata dalla pochezza di una burocrazia allo sbando. Accade così che scadano i mandati dei commissari straordinari e nessuno pensi di prorogare quelli già in carica o di nominarne altri. L’assessore “tecnico” (ma quale sarebbe la competenza tecnica di Patrizia Valenti, che ha costruito la sua carriera all’ombra di potenti sponsor politici, passando con disinvoltura dalla gestione delle autostrade siciliane alla gestione degli enti locali?) ha messo poi, con originale mancanza di buon senso, una pezza peggiore del buco: «Sarà la burocrazia a gestire questa fase», ha dichiarato, forse sconoscendo la prassi che un capo ci deve essere sempre e comunque. Ma l’assessore tecnico, ridicolizzato da Nello Musumeci nel suo appassionato intervento in aula all’Ars contro l’abolizione delle Province, è stato anche sbeffeggiato dal suo stesso presidente. Crocetta infatti, a distanza di poche ore da quella ingenua dichiarazione, ha prorogato alcuni commissari e nominato l’inquisitore Ingroia alla Provincia di Trapani. Una scelta che risponde, riteniamo, all’esigenza di riconquistare le prime pagine dei giornali, dopo lo scappellotto rimediato dall’Ars che gli ha bocciato l’istituzione delle città metropolitane e limitato il numero dei liberi consorzi a nove, aumentando il tetto minimo di abitanti in modo da rendere difficile (se non impossibile) il sogno di Gela, e del gelese, di diventare capoluogo di Provincia, o meglio del libero consorzio dei comuni. Insomma: alla fine, le (presunte) rivoluzioni mostrano il limite di essere in realtà sostenute da vanità personale e bassi interessi di campanile.

Che poi la primadonna Rosario Crocetta invochi complotti internazionali e il fuoco di sbarramento della mafia presente in ogni dove, non meraviglia né scandalizza più nessuno. La politica è da sempre mediazione e confronto, chi la interpreta come demonizzazione e scontro ne deve piangere poi le inevitabili conseguenze. Lo stesso Partito Democratico, che seppur a denti stretti ha salvato il “suo” presidente non più di due mesi fa in occasione della mozione di sfiducia, adesso si rende conto dell’impossibilità di assecondare, non certo di gestire un personaggio – prima ancora che il politico – che provocherà un’ulteriore emorragia di consensi in un partito ormai votato sistematicamente al suicidio. Le interviste compiacenti, a senso unico e senza contradittorio, che giornali locali e nazionali concedono al governatore Crocetta, che si esalta in quella tragicomica trasmissione televisiva che è L’Arena domenicale di Raiuno, condotta e ideata dal duo Massimo Giletti – Klaus Davi, non riescono a mascherare lo sfascio di una Regione che non è amministrata male, ma molto più semplicemente è abbandonata a se stessa.

Una realtà ancor più drammatica della gestione clientelare di un condannato, Totò Cuffaro, e di quella patriarcale di un presunto (perché ancora tale è dopo la condanna di primo grado) fiancheggiatore della cosche, come Raffaele Lombardo. La fantapolitica fa pensare che menti raffinatissime stiano studiando una via d’uscita onorevole per Rosario Crocetta, dopo che l’opportunità di un ministero nel nuovo governo Renzi è sfumata per la non perfetta sintonia tra i due.

Daniele Lo Porto

Leave a Reply

Submit Comment
*