Assolti anche in appello: “Non fu stupro, lei consenziente anche se ubriaca”

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La Corte d’Appello di Bologna ha confermato l’assoluzione per due uomini accusati di violenza sessuale di gruppo su una ragazza 18enne che, al momento dei fatti, era in evidente stato di alterazione da alcol. Secondo i giudici, la giovane era comunque consenziente, e dunque, “il fatto non costituisce reato”.

I due imputati, un ex calciatore del Ravenna e un commerciante d’auto, oggi rispettivamente 34 e 33 anni, erano finiti sotto processo con l’accusa di aver abusato della ragazza nell’ottobre 2017, in un appartamento dove era stata portata a spalla dopo una serata a base di vino e superalcolici. Il primo avrebbe ripreso la scena con il cellulare, l’altro l’avrebbe materialmente violentata. Secondo la Procura, si trattava a tutti gli effetti di uno stupro, ma la Corte – come già accaduto in primo grado a Ravenna – ha deciso diversamente.

La sentenza d’appello segue infatti quella di assoluzione piena pronunciata dal collegio penale di Ravenna, che aveva già suscitato un’ondata di polemiche e manifestazioni di protesta da parte delle associazioni contro la violenza di genere. I giudici hanno ritenuto che, nonostante l’assunzione massiccia di alcol, la ragazza fosse lucida abbastanza da prestare il consenso.

La Procura Generale aveva chiesto condanne a 4 e 7 anni (contro i 9 anni a testa sollecitati nel primo grado), ma per i giudici d’appello non c’erano gli estremi per una condanna.

Il verdetto lascia una scia di domande aperte sul concetto stesso di consenso e sulla sua validità quando una persona è in condizioni alterate. Per la giustizia, però, il caso è chiuso. Anche se il dibattito, quello sì, è destinato a riaprirsi ogni volta che una sentenza divide il Paese tra diritto e giustizia.