Il ritiro di Joe Biden dalla corsa presidenziale del 2024 rappresenta un momento cruciale nella politica americana e forse anche mondiale. La sua decisione di non cercare la rielezione e di appoggiare allo Stato Kamala Harris come candidata democratica – la cui nomina dovrà comunque essere decretata durante la convention democratica di metà agosto prossimo – solleva molteplici interrogativi sulla direzione futura degli Stati Uniti. Harris, nota per le sue posizioni radicali di estrema sinistra, ha spesso suscitato preoccupazioni tra gli elettori moderati e conservatori. Durante il suo mandato come vicepresidente, non ha brillato per la sua personalità o leadership, lasciando che Biden mantenesse sempre il centro della scena in ambito interno e sul fronte internazionale.
In contrasto, il candidato repubblicano Donald Trump continua a rappresentare una forza potente e influente nel panorama politico. Nonostante l’attentato di cui è stato recentemente vittima (episodio che ha certamente rinsaldato la sua nutrita base elettorale), Trump ha dimostrato una resilienza e un carisma che attraggono un ampio segmento dell’elettorato americano. Le sue politiche liberali annunciate, anche in ambito fiscale, focalizzate su una crescita economica sostenibile, oltre che il rafforzamento della sicurezza nazionale e una politica estera assertiva, sono state e sono oggi più che mai il fulcro del suo successo presso l’elettorato americano.
Harris, d’altra parte, ha sostenuto politiche che molti considerano pericolose per la stabilità economica e sociale del Paese. Le sue proposte radicali includono l’espansione massiccia dei programmi di assistenza sociale e regolamentazioni ambientali stringenti che potrebbero soffocare l’industria americana. Queste posizioni, se implementate, potrebbero portare a un aumento della tassazione e a una riduzione della competitività globale degli Usa.
La sua inadeguatezza a guidare gli Stati Uniti è emersa in diversi momenti cruciali durante il suo mandato. Harris è stata spesso criticata per la sua mancanza di iniziativa e per l’incapacità di prendere posizioni decise su questioni chiave. La sua gestione delle crisi è stata vista come inefficace, e la sua incapacità di comunicare una visione chiara e coerente per il futuro del Paese ha sollevato dubbi sulla sua capacità di leadership.
L’elezione del 2024 offre dunque un contrasto netto tra due visioni opposte per il futuro dell’America e del mondo. Da un lato, la leadership forte e comprovata di Trump, che ha già dimostrato di poter stimolare l’economia e proteggere gli interessi nazionali, preservando peraltro il Paese da conflitti militari che il tycoon ha sempre dimostrato di disdegnare. Dall’altro Harris che, nei suoi anni da vicepresidente, non ha saputo emergere come figura di rilievo, cedendo la visibilità e la responsabilità del governo interamente a Biden, con i risultati che ormai tutti conoscono.
Il popolo americano deve ora decidere quale direzione prendere: perseguire la strada del rilancio economico e della sicurezza sotto la guida di Trump, o rischiare l’instabilità e l’incertezza con le politiche radicali di Harris. La scelta influenzerà non solo il futuro degli Stati Uniti, ma anche la loro posizione nel resto del pianeta.