Il Papa in Iraq tra le macerie della guerra prega per la pace

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Papa Francesco in Iraq. ANSA/ALESSANDRO DI MEO

Il Papa chiede rispetto per le donne che nei conflitti in Iraq hanno subito le ferite più profonde. Da Qaraqosh, nell’incontro con la comunità cristiana che ha subito la barbarie dell’Isis, Papa Francesco ricorda che “le madri consolano, confortano, danno vita.

E vorrei dire grazie di cuore a tutte le madri e le donne di questo Paese, donne coraggiose che continuano a donare vita nonostante i soprusi e le ferite. Che le donne siano rispettate e tutelate! Che vengano loro date attenzione e opportunità!”.

Il Papa incontra a Qaraqosh la comunità cristiana che nel 2014 fu scacciata via dall’Isis e che solo di recente sta tornando. “Con grande tristezza, ci guardiamo attorno e vediamo altri segni, i segni del potere distruttivo della violenza, dell’odio e della guerra. Quante cose sono state distrutte! E quanto dev’essere ricostruito! Questo nostro incontro – ha detto Papa Francesco – dimostra che il terrorismo e la morte non hanno mai l’ultima parola. L’ultima parola appartiene a Dio”, “anche in mezzo alle devastazioni del terrorismo e della guerra, possiamo vedere, con gli occhi della fede, il trionfo della vita sulla morte”.

In precedenza a Mosul, nel nord dell’Iraq, il pontefice ha pregato per le vittime della guerra e dei conflitti armati. “Qui a Mosul le tragiche conseguenze della guerra e delle ostilità sono fin troppo evidenti. Com’è crudele che questo Paese, culla di civiltà, sia stato colpito da una tempesta così disumana, con antichi luoghi di culto distrutti e migliaia e migliaia di persone, musulmani, cristiani, yazidi che sono stati annientati” dal terrorismo “e altri sfollati con la forza o uccisi!”. “Oggi, malgrado tutto, riaffermiamo la nostra convinzione che la fraternità è più forte del fratricidio, che la speranza è più forte della morte, che la pace è più forte della guerra”.

A Piazza delle Chiese sono ancora visibili le macerie della guerra. Le strade e le chiese della città portano i segni della devastazione. Mosul  è blindata, con strade vuote e una massiccia presenza di militari e polizia. 

“Il tragico ridursi dei discepoli di Cristo, qui e in tutto il Medio Oriente, è un danno incalcolabile non solo per le persone e le comunità interessate, ma per la stessa società che si lasciano alle spalle”, ha detto il Papa. “Un tessuto culturale e religioso così ricco di diversità è indebolito dalla perdita di uno qualsiasi dei suoi membri, per quanto piccolo. Come in uno dei vostri tappeti artistici, un piccolo filo strappato può danneggiare l’insieme”.

Il Papa incontra quindi a Qaraqosh la comunità cristiana che nel 2014 fu scacciata via dall’Isis e che solo di recente sta tornando. “Con grande tristezza, ci guardiamo attorno e vediamo altri segni, i segni del potere distruttivo della violenza, dell’odio e della guerra. Quante cose sono state distrutte! E quanto dev’essere ricostruito! Questo nostro incontro – ha detto Papa Francesco – dimostra che il terrorismo e la morte non hanno mai l’ultima parola. L’ultima parola appartiene a Dio”, “anche in mezzo alle devastazioni del terrorismo e della guerra, possiamo vedere, con gli occhi della fede, il trionfo della vita sulla morte”. Ansa