A Paternò serve un centrodestra unito

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mascalucia

di Andrea Di Bella

Inutile rifarsi gli occhi e le orecchie al solo leggere e udire le dichiarazioni infiammate ed ipercritiche di tutti gli esponenti del centrosinistra paternese contro Mauro Mangano, il sindaco-fantasma. Bisogna fare pace. Pace tra chi questa città la vede e l’ha sempre vista in modo differente. Soltanto due anni e mezzo fa il primo cittadino era un altro. Un signore che in molti criticavano, a cui sono state addossate innumerevoli responsabilità. Responsabilità che forse aveva, in alcuni casi. Ma ci sbagliavamo, c’era di peggio. Ed il peggio è ciò che stiamo vivendo da metà legislatura. Non è qualche settimana, non qualche mese. Metà mandato per giungere alle dimissioni del capogruppo del maggior partito della coalizione del centrosinistra, che sui giornali dichiara che il sindaco “Non ascolta”. Non ascolta? E per quale motivo? “E’ troppo sicuro di sé”, dice qualcuno. Confermiamo, è esattamente ciò che tutti dicono. E lui risponde: “Io non faccio politica, io amministro”, e diserta il vertice del Pd cittadino.

Ed intanto bisogna far pace, e parlo del centrodestra. Ripartire dal 2012 è un imperativo, ma restare al 2012 sarebbe un errore fatale. Esiste la reale necessità che il fronte moderato, cioè quello composto da coloro che sono da sempre stati alternativi alla sinistra, ritorni a dialogare con serenità e pace. Lo si deve alla città e ai cittadini. Questa compagine non è all’altezza, lo hanno dimostrato e se lo dicono perfino tra loro. Ma non basta. Serve unità, compattezza, chiarezza nelle posizioni di ogni soggetto coinvolto.

Bisogna ripartire dai singoli. Perfino dai rapporti personali, talvolta compromessi. Rimettere insieme i cocci e partire da una base condivisa di valori e idee. Se la visione differente rispetto a quella assunta da questo governo della città non basta (e dovrebbe già bastare), si riparta dalla storia di ognuno. Chi si riconosce diverso, alternativo a questo scempio amministrativo, lo dica senza vergogna e senza tentennamenti. La politica è cambiata, non si rivolge più a donne e uomini per lo più ignoranti, che votano per sentito dire. La gente si informa, legge, giudica l’operato di chi la rappresenta ed è pronta a bastonare le ambiguità più di quanto si è disposti a credere. Serve onestà intellettuale ed umiltà. E però, via coloro che intendono camminare con un piede in due scarpe.

Tutti, e quando dico tutti parlo proprio di tutti, devono dare il proprio contributo a che il cosiddetto centrodestra prenda forma senza guardarsi indietro, senza che il passato possa fare da deterrente all’unità. Questo fronte è maggioritario, lo sanno anche i muri. Serve un’unità forse mai ritrovata. La società civile, la stampa libera, i soggetti da sempre interessati ad un impegno civile appassionato ed identitario, hanno il dovere di dare una mano. Indistintamente, ogni donna e uomo che ami la libertà ha l’obbligo morale – verso Paternò e i paternesi – di intestarsi una battaglia. La battaglia è quella della ricostruzione: come dopo ogni guerra, anche questa città merita di essere ricostruita. La guerra è iniziata nel 2012, a maggio: amministrazione contro cittadini. I cittadini continuano a perdere, come sempre. E’ giunto il momento che ognuno metta del proprio perchè ogni paternese non si senta più osteggiato da queste Istituzioni cittadine sorde, inconcludenti, inefficaci, incomprensibili, ininfluenti sui più vari livelli politici e di governo. E’ giunto il momento: questo è un umile ma deciso appello al centrodestra.

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