Paternò, crisi senza sosta: chiuse 180 ditte in 8 mesi

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Adesso per Paternò si può anche parlare di desertificazione. Un segnale preciso che giunge dai numeri pubblicati dalla Camera di Commercio di Catania secondo cui continua la moria di ditte individuali, la forma giuridica più semplice e meno onerosa per avviarsi nel mondo del lavoro. Un dato generale che coinvolge più categorie lavorative: dagli artigiani, ai liberi professionisti, dai commercianti agli agenti di commercio. I dati, relativi al quinquennio 2009 – 2014, per la città di Paternò, non lasciano dubbi sul collasso economico in atto. Il dato parziale del 2014 indica che nei primi otto mesi di quest’anno hanno chiuso 181 ditte individuali contro 131 aperture. Numeri più ampi nel 2013 quando le chiusure furono 279 contro 157 aperture. Andando a ritroso la forbice si amplia ancora. Nel 2012 le chiusure furono 321 contro 152 aperture; nel 2011 furono chiuse 283 ditte individuali contro 160 in apertura, mentre nel 2010, in assoluto l’anno peggiore, il saldo negativo aumentò con 432 chiusure a fronte di sole 130 aperture. Dati negativi anche nel 2009 con 271 partite iva cancellate contro appena 93 iscrizioni. In quasi cinque anni sono sparite 1767 ditte individuali rispetto alle sole 823 aperture. Un “tritatutto” che dal 2009 al 2014 ha falciato più del doppio delle partite iva di quelle che sono state aperte nel quinquennio. Il relativo clima di paura é dimostrato anche dai dati relativi alla costituzione e chiusura di società di persone e di società di capitali. Mentre per le società di persone (che risultano meno onerose ma che nella maggior parte dei casi espongono l’imprenditore ad un rischio personale maggiore) il saldo negativo si registra soltanto a partire dal 2012 e prosegue, sempre in negativo, anche nei due anni successivi, lo stesso non avviene per le società di capitali, che nella maggior parte dei casi, proteggono il patrimonio personale dell’imprenditore grazie all’autonomia patrimoniale perfetta di cui gode la società stessa. Per questa particolare tipologia di società, infatti, il saldo risulta positivo anche nell’anno peggiore, il 2010, quando chiusero 38 società di capitali a fronte di 64 aperture. Trend confermato anche negli anni successivi e probabilmente anche nel 2014, visto che il dato parziale (26 aperture e 26 chiusure) si attesta su un sostanziale pareggio. Una controtendenza che, a parità di condizioni generali, può essere spiegata con “l’effetto paura” che potrebbe aver convinto alcuni imprenditori a trasformare la società di persone in società di capitali, proprio, per evitare una maggiore esposizione del patrimonio personale per rispondere dei debiti della società. Numeri che, se associati al calo della popolazione residente e dei servizi pubblici e privati resi al cittadino, dimostrano un fenomeno di trasformazione radicale della città, che potrebbe affacciarsi al secondo quinquennio (2015 – 2020) con un volto profondamente diverso.

Salvo Spampinato – La Sicilia

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