La lotta al Covid passerà dal vaccino contro la Tubercolosi?

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di Andrea Walton

Il bacillo di Calmette e Guérin, utilizzato come vaccino contro la tubercolosi sin dal 1921, potrebbe rivelarsi utile nel contrastare l’avanzata del virus Sars-CoV-2. Una parte della comunità scientifica ritiene che il preparato potrebbe potenziare la risposta immunitaria nei confronti del Covid-19. La correttezza di questa ipotesi verrà messa alla prova da una sperimentazione internazionale, denominata Brace-Study, a cui stanno prendendo parte circa diecimila volontari in Australia, Brasile, Olanda, Spagna e Regno Unito. I volontari sono stati reclutati tra i lavoratori ospedalieri data la maggiore probabilità di entrare in contatto con il virus. Il Professor John Campbell, attivo presso la University of Exeter Medical School, ha affermato (riportato dalla BBC) che “la protezione fornita dal bacillo non è specifica per il Covid ma può far guadagnare tempo nell’attesa che vengano sviluppati trattamenti efficaci”.

Le evidenze della scienza

Tedros Adhanom Ghebreyesus, presidente dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, è tra i sostenitori del possibile uso del vaccino per la tubercolosi e lo ha confermato in un articolo, scritto insieme ad altri scienziati, pubblicato su Lancet. Tra gli inconvenienti c’è il fatto che le persone già vaccinate contro la tubercolosi dovrebbero ricevere una nuova somministrazione del preparato (che non fa sviluppare anticorpi specifici) per trarne beneficio. La presenza di un vaccino esistente in grado di indurre immunità nei confronti del Covid-19 e la cui sicurezza sia già stata testata è il sogno di molti medici ed esponenti politici. Un progetto di ricerca curato, tra gli altri, dal Dottor Nadav Rappoport dell’Università Ben Gurion del Negev e pubblicato su Vaccines ha fatto una scoperta significativa. La somministrazione del vaccino contro la tubercolosi, in particolare per le persone con meno di 24 anni che lo hanno ricevuto negli ultimi 15 anni, è associata ad una migliore prognosi in caso di infezione da Covid-19. I ricercatori hanno evidenziato una riduzione nel tasso di infezione e di mortalità per milione di abitanti nella fascia d’età presa in esame ma non ci sarebbero stati effetti significativi negli adulti di età più avanzata a cui è stato somministrato in passato. Altri vaccini, come quelli contro il morbillo ed il virus rubella, risulterebbero invece ininfluenti in caso di infezione da Covid-19.

I possibili sviluppi

Il vaccino contro la tubercolosi risulta efficace nei bambini ma non è chiaro se potrebbe giocare un ruolo positivo per gli adulti a rischio di contrarre il Covid-19. La produzione del preparato potrebbe inoltre risultare più difficile del previsto ed anche in passato sono state riscontrate carenze su scala globale che hanno impedito a molti bambini di vaccinarsi. Le scorte non sono dunque illimitate e bisognerebbe verificarne la migliore modalità di somministrazione possibile. Sullo sfondo (ma neanche troppo) c’è la pandemia che continua ad espandersi ed a provocare perdite di vite umane e gravi danni economici. La comunità internazionale ha cercato di correre ai ripari favorendo la ricerca e lo sviluppo di vaccini contro il Covid-19. Una vera e propria corsa contro il tempo che, nel giro di pochi mesi, ha portato 40 candidati vaccini ad entrare nella fase 3 della sperimentazione clinica. Si tratta di un’accelerazione impressionante dato che, in tempi normali, sono necessari oltre 5 anni per giungere allo sviluppo di un trattamento efficace. Le speranze di miliardi di persone sono così affidate alla ricerca, un settore troppo spesso trascurato e soggetto a tagli di fondi e scarsa considerazione da parte delle classi dirigenti. Il Paese che riuscirà, per primo, a trovare una cura per il Covid-19 si aggiudicherà la gratitudine del mondo e la possibilità di espandere la propria influenza geopolitica su vasta scala. La (rin)corsa al vaccino è appena cominciata e si svilupperà nei mesi a venire. IlGiornale