Estati sempre più roventi per l’Italia e il Mediterraneo

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L’Italia e il Mediterraneo devono prepararsi a estati sempre più roventi: le ondate di calore sono destinate ad aumentare al punto che entro la fine del secolo potrebbero essere da 4 a 8 volte più intense rispetto al 2010. E’ un destino che accomuna buona parte dell’emisfero settentrionale, come emerge dalla ricerca pubblicata sulla rivista Nature Communications e condotta dall’Accademia cinese delle Scienze metereologiche di Pechino.

Il gruppo guidato da Yang Chen ha analizzato le temperature registrare tra il 1960 e 2012 nell’emisfero settentrionale, rilevando come per ogni decennio si sia aggiunta a livello globale, in media, una giornata di calore più intensa di 0,28 gradi.

“L’aumento della frequenza e intensità di questi eventi estremi sarà più marcato nell’Europa occidentale e meridionale compreso il Mediterraneo, dunque anche in Italia, oltre che nel Sud degli Stati Uniti, il Sud-Est del Canada e della Cina”, rileva Marina Baldi, climatologa del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr).

La ricerca ha elaborato due possibili scenari. Nel primo, che prevede un aumento globale della temperatura di 1,5 gradi, la frequenza delle ondate estreme di calore potrebbe aumentare da 4 a 32 giorni per estate con un livello moderato di emissioni di gas serra, e da otto a 69 giorni con un alto livello di emissioni entro la fine del secolo. Nel secondo, che prevede un aumento della temperatura mondiale di 2 gradi, alle giornate di afa del primo scenario se ne aggiungerebbeto altre cinque.

“In generale – prosegue Baldi – c’è stato un aumento sensibile della frequenza di questi eventi estremi e della loro intensità a livello di temperatura. Un altro studio relativo al periodo compreso fra il 1960 e 2017 per esempio, aveva mostrato come In Europa e nel Mediterraneo le giornate di caldo estremo fossero aumentate progressivamente di 8-9 per ogni decennio”.

Lo studio ha fatto una media globale di un intero emisfero, che ospita Paesi e aree molto vaste, con climi molto diversi tra loro, “mostrando – prosegue l’esperta – che non tutto l’emisfero si sta comportando allo stesso modo. L’alta variabilità di questi fenomeni rimane ancora da essere spiegata completamente”.

Le aree mediterranee sono state comunque quelle in cui “il cambiamento climatico è stato più visibile e tangibile, con un aumento della temperatura di 1,4 gradi rispetto all’era pre-industriale, a differenza delle altre zone nelle quali è stato di un grado. Tutto ciò fa sì che si accumuli più energia e si producano eventi più estremi, dalla siccità alle alluvioni”. Ansa