Ecco cosa ci aspetta tra 10 anni: disastri ambientali e diseguaglianze

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La visione dei prossimi anni sul nostro pianeta non sembra proprio rosea. Il World Economic Forum, in collaborazione con il gruppo Marsh & McLennan Companies e altri partner, ha stillato il rapporto annuale sui rischi globali, un’indagine che offre una prospettiva chiara dei rischi più probabili per il nuovo anno appena cominciato e per il prossimo decennio, a cui hanno lavorato circa 750 esperti. Il rapporto ha sottolineato le tre macro-tendenze a cui andremo incontro: la disparità di reddito, la crescente distanza fra ricchi e poveri e il cambiamento climatico. Tra i rischi ambientali classificati come altamente probabili sono citati invece gli eventi atmosferici estremi, i disastri naturali, il fallimento delle politiche di mitigazione e della capacità di adattamento ai cambiamenti climatici, la perdita della biodiversità e collasso dell’ecosistema e infine i disastri ambientali causati dall’uomo.

Per poter far fronte a queste impellenti minacce, gli esperti hanno individuato 5 traguardi globali da raggiungere: rivitalizzare la crescita economica, riconoscere l’importanza di identità e senso di comunità, gestire il cambiamento tecnologico nel mercato del lavoro, proteggere e rafforzare la cooperazione globale e accelerare azioni per gestire i cambiamenti climatici. Non è stato sottovalutato il tema della crescente disinformazione nelle democrazie occidentali che aprirà le porte ad un’era con sempre minor libertà e sempre maggior controllo da parte dei governi.

Le tecnologie in futuro avranno bisogno di più attenzione e di un’amministrazione più rigida. Riportato da Repubblica, il rapporto prevede all’orizzonte la “Quarta Rivoluzione Industriale”:”l’intelligenza artificiale ci consentirà di rispondere più efficacemente ad alcuni grandi temi del nostro tempo, come i cambiamenti climatici e la crescita della popolazione. L’espansione di questa tecnologia porterà con sé l’aggravarsi di rischi come il cyber-terrorismo, rendendo fondamentale lo sviluppo e l’implementazione di misure di autocontrollo”. Impossibile infatti non notare l’unione esplosiva tra anti-elitarismo e nazionalismo economico che ha portato alla vittoria della Brexit e di Donald Trump. LiberoQuotidiano