A Milano una moschea da 2500 metri quadrati

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Per i musulmani è un sogno a portata di mano. E qualcuno in città, per dare l’idea del progetto, lo descrive così: «Una Mecca alle porte di Milano». L’iperbole che evoca addirittura la città santa dell’islam serve a enfatizzare le dimensioni: con 2.400 metri quadrati, la moschea di Sesto San Giovanni sarà una delle più grandi del Nord Italia. Avrà spazi di preghiera, biblioteca, ristorante e giardino. E ospiterà migliaia di persone. «Arriveranno anche dai Comuni vicini e dal nord di Milano» prevedono con apprensione i detrattori. In via Luini oggi c’è un capannone e una cassetta della posta con due etichette: Centro islamico di Sesto e Moschea Milano Sesto. Per il Comune, quel capannone è ufficialmente una «moschea provvisoria». La Regione lo ha scoperto e l’ha reso noto ieri: è quella la risposta arrivata all’assessore all’Urbanistica Viviana Beccalossi, impegnata nel monitoraggio di centri culturali islamici e scuole coraniche in Lombardia.

«È chiaro – ha detto ieri l’assessore regionale dopo un sopralluogo – che, oltre a proseguire le verifiche di compatibilità con la legge regionale sui luoghi di culto della grande moschea che dovrebbe essere costruita nei prossimi mesi, ci riserviamo di capire se anche quella provvisoria è conforme alle regole». Facendo luce sulle previsioni urbanistiche di Sesto emerge che l’area in questione è destinata a luogo di culto dagli strumenti urbanistici vigenti. Questo soddisfa le «vecchie» regole lombarde. Uno dei nodi tecnicamente controversi della vicenda, invece, è la compatibilità del grande centro islamico con la legge regionale conosciuta come «anti-moschee». I paletti introdotti nel febbraio 2015 dalla giunta di Roberto Maroni sono molto restrittivi, ma il percorso urbanistico del nuovo centro di preghiera è partito (e si è in parte compiuto) prima della approvazione della «anti-moschee». La possibilità che le nuove disposizioni regionali possano applicarsi all’apertura di luoghi di culto già «autorizzati» è al momento legata a un’imminente sentenza del Tar, che dovrebbe dirimere un caso simile: la vertenza fra un centro islamico e il Comune di Bergamo. Se i giudici amministrativi dessero ragione ai musulmani bergamaschi, per analogia la realizzazione della moschea di Sesto non incontrerebbe nessun altro ostacolo.

Sesto, secondo centro del Milanese, è la storica roccaforte di una sinistra sempre più in crisi. E alla vigilia delle elezioni comunali, non si parla d’altro. «Una moschea da 4mila posti, come si dice in città, assegnata dal sindaco senza un passaggio in Consiglio e senza confronto coi cittadini, non mi sembra la priorità – dice Roberto Di Stefano, vicepresidente del Consiglio comunale, schierato da Forza Italia come candidato sindaco – Dovremmo occuparci di lavoro, sicurezza, casa. Anche perché i Comuni vicini hanno avuto problemi di sicurezza. E parlare di questo non è un tabù». Il Giornale