Buona Scuola, le “piccole imperfezioni” della riforma spiegate dai professori

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di Roberta Barone per L’Intellettuale Dissidente

A pochissimi giorni dal suono della prima campanella, i problemi che hanno afflitto per anni la scuola italiana sembrano quest’anno peggiorare. Tra disfunzioni del concorso a cattedra – che ha visto bocciati agli esami scritti più della metà dei 175 mila candidati per 63.712 posti nella scuola – al fenomeno sempre più in auge della supplentite, passando per la famosa ‘chiamata diretta’ dei docenti da parte del dirigente scolastico, il cui provvedimento di attuazione è stato negli scorsi giorni oggetto di un ricorso dei sindacati al Tar del Lazio per illegittimità costituzionale. Sono solo alcuni degli aspetti di una riforma, la ‘Buona Scuola’ attuata con legge 107/15, che attualmente va avanti a botte di proteste e carta bollata: ben 2 mila e 600 (il 15% degli interessati) ricorsi sono stati presentati a seguito delle migliaia di errori sui trasferimenti della scuola primaria.  Numeri che, secondo il Presidente Renzi e il Ministro Giannini, sarebbero soltanto effetti di “piccole imperfezioni” da sistemare. E mentre la scuola inizia, il più importante appello da chiamare sarebbe quello degli insegnanti.

Il paradosso più assurdo, oltre a quello del concorsone che ha traumatizzato migliaia di docenti, riguarda la presenza di cattedre senza docenti titolari e docenti assunti a tempo pieno ma senza cattedra: attraverso il cosiddetto organico funzionale, la Buona Scuola aveva previsto un potenziamento dell’offerta formativa della varie scuole grazie all’inserimento dei professori senza docenza curriculare, sulla base dei criteri del Pof. Ma proprio qui si riscontra l’intoppo in quanto questa tipologia di docenti proviene principalmente dalle graduatorie ad esaurimento. “Come si è verificato l’anno scorso – ci spiega Marcello Pacifico, presidente dell’Associazione nazionale insegnanti e formatori (Anief) – in molti casi il personale che deve essere assegnato all’organico di potenziamento non risponde alle esigenze della scuola perché viene trasferito d’ufficio attraverso algoritmi di cui non se ne capisce la logica”.

Perfino la supplentite, fenomeno che avrebbe dovuto essere scongiurato, è invece tornato a galla più di prima. “Il prossimo anno saranno chiamati più di 100 mila docenti con contratto al 30 Giugno per far funzionare le nostre scuole – spiega a L’Intellettuale Dissidente il Prof. Pacifico – Molti di questi, tra l’altro, saranno chiamati nelle graduatorie d’istituto il cui personale non ha avuto diritto a poter partecipare ad iniziative sulle immissioni in ruolo. Di questo personale, uno su 6 o 7 non sarà in cattedra all’inizio dell’anno scolastico. E sempre su questi posti – continua – più della metà sono quelli che,  secondo la continuità didattica dunque per la legge italiana, avrebbero dovuto essere di ruolo. Ma così non è stato”.

C’è chi, giustamente, sente puzza di nepotismo e favoritismi nella cosiddetta ‘chiamata diretta’ voluta dalla riforma della scuola di un Governo che – guarda caso – ha permesso alla stessa moglie del Presidente del Consiglio, Agnese Renzi, di presentarsi quest’anno all’istituto tecnico e linguistico Peano di Firenze per la prima volta da docente di ruolo, dopo la chiamata diretta appunto della preside. “Sulla chiamata diretta ci sono giunte segnalazioni su casi davvero assurdi dove si chiedeva se una donna era madre, se si voleva mettere in maternità, se si voleva mettere in part-time in un secondo lavoro o ancora se inviava il curriculum con la fotografia per intero piuttosto che il viso – denuncia Pacifico di Anief –  Queste sono aberrazioni che noi fin dall’inizio avevamo preventivato. Molti ispettori ministeriali hanno suggerito ai dirigenti scolastici di rispettare le normative primarie della nostra Costituzione: parliamo del principio sulla pubblicità degli atti, il principio della ragionevolezza della scelta, quello della selezione del merito e soprattutto l’adeguatezza dell’accesso al Piano triennale dell’Offerta Formativa”.

Sono ancora poche però le manifestazioni di coraggio contro un meccanismo deciso unilateralmente dal Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini senza nemmeno l’accordo con i sindacati. Mentre in Sicilia, e in particolare nel Liceo Artistico Statale “Emilio Greco”, una Comunicazione ufficiale del dirigente scolastico Antonio Alessandro Massimino annuncia che “l’Istituzione scolastica non si avvarrà della facoltà di convocazione dei docenti per competenze” precisando che “i posti vacanti saranno ricoperti da personale individuato dall’U.s.r. ambito territoriale di Catania”.

Vista la difficile situazione in cui versa la scuola italiana oggi, cosa fare dunque? Secondo il presidente di Anief Marcello Pacifico “La prima cosa di cui si dovrebbe occupare adesso il Governo è quella di adeguare l’organico di fatto a quello di diritto e, per fare un’operazione del genere, visto che non si parla di piccoli numeri, bisognerebbe verificare da parte ministeriale con una inchiesta quali di questi posti quest’anno vengono dati in supplenza al 30 giugno e quali di questi posti sono senza titolare. Se non c’è un titolare, questi posti immediatamente devono essere oggetto di un nuovo piano straordinario di immissioni in ruolo che per gli Ata ancora non c’è stato (anche se ne sono state annunciate dieci mila e comunque non basterebbero)”. Insomma “piccole imperfezioni”, dicevano.