In Sicilia la sfiducia a Crocetta non passa. E’ tutto un “sarocentrismo”

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Rosario Crocetta, governatore della Sicilia, e Angelino Alfano, ministro dell’Interno e leader di Nuovo Centrodestra. Dopo essere stati eletti nel 2012 con il Popolo della Libertà nel centrodestra, alcuni parlamentari regionali in Sicilia hanno man mano preso le distanze dalle storiche posizioni moderate, fino a votare contro la sfiducia di ieri a Crocetta (quindi una fiducia al governo), allineando il partito in Sicilia alle posizioni nazionali del partito di Alfano, vale a dire in maggioranza con il centrosinistra targato Pd.

di Valerio Musumeci

La terza sfiducia a Rosario Crocetta è andata buca. Il presidente della Regione Siciliana, fresco di foto da sirenetto spiaggiato – modo tutto suo di rispondere a Roberto Vecchioni e agli alti lai sull’isola di merda. Il nesso sfugge, ma tant’è –, si gode il dibattito d’aula con la caratteristica aria assente, da poeta anni Settanta. Lo attaccano, risponde. Lo sfiduciano, sopravvive. L’esito a lui positivo non sorprende più di tanto. E’ giunto il momento di dirsi con franchezza che Crocetta è un’anomalia politica inedita nella res publica italiana, il cui controllo sfugge anche a coloro che nel 2012 lo portarono a Palazzo d’Orleans. Meglio di Berlusconi, più di Renzi, Crocetta è seduto su una congiuntura di eventi diversi (ed eterodiretti) che ne blindano la presidenza, che lo imbullonano alla poltrona fino a prova contraria. Ma questa prova non arriva mai. E lui è convinto che sia merito suo. «Dall’aula, che ha respinto la mozione di sfiducia, esco con una maggioranza più ampia», ha detto dopo l’assalto fallito. “Esco”, dice, in prima persona singolare. Crocetta è sarocentrico, vede se stesso all’inizio e alla fine di tutto, è a modo suo figura mistica. Non realizza – che non sappia è difficile: non accetta come verità – il fatto che i giochi siano tutti nelle mani di altri, che la sua credibilità personale si vada sfarinando sempre più sottilmente ad oppositori ed alleati, e c’è da scommettere che stia ragionando su una ricandidatura. Non lo dice, perché non è sciocco, ma in sé cova il desiderio di ripresentarsi. Solo allora, quando lo faranno fuori dall’interno e definitivamente, Crocetta capirà d’essere stato (parole di Nello Musumeci) «il volto pulito di un gioco sporco». E diventerà pericoloso.

Come Marino a Roma, come Cofferati in Liguria. «La mozione ha raggiunto il suo scopo: Ncd e Mpa hanno buttato la maschera, d’ora in avanti vanno considerati a tutti gli effetti in organico alla maggioranza», dicono i parlamentari 5 Stelle commentando il risultato della mozione «Non ci aspettavamo miracoli, volevamo soltanto stanare gli ipocriti che predicano male e razzolano anche peggio. Crocetta oggi ha incassato quanto seminato in occasione della spartizione di poltrone e strapuntini, ora ha le mani libere per affossare quel che resta della Sicilia, mentre lui inneggia a successi che vede evidentemente solo lui. Qualcuno lo riporti per terra prima che la Sicilia esali l’ultimo respiro». Si sbagliano, i deputati grillini, purtroppo. E’ già spirata.