Riforme, contrordine di Forza Italia: prima l’Italicum

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Contrordine di Forza Italia sulle riforme istituzionali concordate con Renzi da Berlusconi. Il presidente del consiglio ridefinisce le priorità? Bene, adesso le ridefinisce anche il leader del centrodestra, che affida ai capigruppo Renato Brunetta e Paolo Romani, che parlano in una nota congiunta, il compito di rendere pubblica la sua attuale posizione: “In questo clima di preoccupanti convulsioni dentro il Partito democratico e tra presidente del Consiglio e presidente del Senato, occorre ribadire che la prima riforma da realizzare per mettere in sicurezza il funzionamento istituzionale è la riforma elettorale“. Dunque, prima l’Italicum e poi l’abolizione del Senato. Un paletto molto chiaro, quello posto da Forza Italia.

La nota prosegue: “Il continuo allungarsi dei tempi della sua approvazione rappresenta un vulnus grave. Innanzitutto perché senza una legge elettorale approvata dal Parlamento risulta nei fatti paralizzato il potere del presidente della Repubblica di sciogliere le Camere. Non è un caso – proseguono Brunetta e Romani – se il Capo dello Stato ha più volte ribadito l’urgenza di quella legge”. E ancora: “D’altronde la tesi per cui la riforma del Senato debba essere anticipata rispetto a quella elettorale è del tutto priva di senso”. Nessun margine per trattare, insomma. Un messaggio che è arrivato al ministro Maria Elena Boschi, che risponde a stretto giro di posta: “Credo che ci sarà prima la riforma del Senato e poi quella della legge elettorale. Non sono preoccupata, credo che troveremo un’intesa anche su questo”, ha spiegato a margine di una presentazione alla Camera. La plenipotenziaria di Renzi, insomma, spiega di voler tirar dritta per la strada tracciata dal premier, ma non esclude che azzurri e Palazzo Chigi possano trovare un nuovo accordo”.

Una posizione, quella nuova di Forza Italia e Berlusconi, che lascia di stucco i “cugini” di Nuovo Centrodestra capitanati da Alfano. Per loro, probabilmente, la permanenza in Parlamento il tempo necessario per mettere a punto il neopartito è vitale, date anche le percentuali che danno la formazione alfaniana sempre e comunque sotto il 4% in tutte le rilevazioni. Per questo, nelle scorse settimane, lo stesso Gaetano Quagliariello e Roberto Formigoni avevano rese pubbliche le posizioni secondo le quali vengono prima le grandi riforme costituzionali, che prevedono un doppio passaggio alla Camera e al Senato (circa un anno e mezzo), il tempo che servirebbe al nuovo partito di Angelino di strutturarsi sul territorio in vista delle prossime elezioni Politiche. Il contrordine di Berlusconi mette quindi tutti in allarme, primo su tutti proprio Matteo Renzi, che sulle riforme non avrebbe quindi la maggioranza in nessun ramo del Parlamento, se decidesse di proseguire sulla sua linea, comunque osteggiata anche da una pattuglia di circa trenta parlamentari democratici in queste ore definiti “dissidenti”.

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