SEGNI DEI TEMPI – Separazione tra coniugi e le posizioni della Chiesa

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foto_31_1Lo scorso mercoledì Papa Francesco ha parlato delle famiglie ferite a causa di quei comportamenti sbagliati che possono esserci tra i coniugi e che inevitabilmente si ripercuotono nei figli, la parte più delicata e più fragile della famiglia. Proprio per “sottrarre il coniuge più debole, o i figli piccoli, alle ferite più gravi causate dalla prepotenza e dalla violenza, dall’avvilimento e dallo sfruttamento, dall’estraneità e dall’indifferenza”, secondo Papa Francesco in certi casi la separazione è inevitabile e a volte moralmente necessaria. Nel sentire la notizia in un radiogiornale, il giornalista ha definito queste affermazioni del Papa una “considerevole apertura” verso le famiglie separate che fa ben sperare. Questo giornalista, però, non sa che la Chiesa da sempre ha detto che in certi casi la separazione tra i coniugi è auspicabile e a volte può essere anche terapeutica. Il Codice di Diritto Canonico prevede, infatti, che, allorquando particolari fatti o circostanze intervengano a turbare la convivenza dei coniugi tale da renderla intollerabile, questa può legittimamente essere sospesa o addirittura cessare del tutto con la loro separazione personale, con conseguente sospensione di determinati effetti, ma lasciando giuridicamente intatto il vincolo (can. 1151 ss.). E anche il Catechismo della Chiesa Cattolica al n° 1649 dice che esistono situazioni in cui la coabitazione matrimoniale diventa praticamente impossibile per varie ragioni: in questi casi è ammessa la separazione fisica degli sposi e la fine della coabitazione, pur non cessando di essere marito e moglie davanti a Dio e rimanendo aperti, se possibile, alla riconciliazione. Dunque niente di nuovo sotto il sole, il Papa ha soltanto ribadito un pensiero che da sempre ha caratterizzato la dottrina cattolica del matrimonio e della famiglia. Ciò che invece a me è sembrato più dirompente è stata una battuta del Papa fatta quando ha parlato delle famiglie cosiddette irregolari: ci ha fatto sapere che questa definizione a lui non piace. Questo fa si che i teologi, ma anche i vescovi sinodali al prossimo Sinodo, individuano una definizione nuova, più rispettosa delle persone e della istituzione familiare ferita. Naturalmente non è solo questione di parole, ma dietro la definizione si dovrà capire come accostare e accompagnare queste famiglie, con carità e misericordia. Una sfida e un impegno per tutti.

Padre Salvatore Alì

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