Viaggiare senza lanzichenecchi (né Alain Elkann)

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di Giuliano Guzzo

Sì, un po’ lo invidio, Alain Elkann. Non è da tutti vedere pubblicato sulle pagine culturali di un giornale nazionale, nel suo caso Repubblica (qui già lo invidio meno), il proprio sfogo dopo un viaggio in treno affrontato con accanto gente che ti disturba. E dire che sul tema sarei preparatissimo: viaggiando spesso sui treni regionali, l’ultima volta ieri, avrei molto da dire sul magico mondo dei passeggeri che urlano al cellulare, che adorano viaggiare senza biglietto, che purtroppo non amano farsi la doccia, che presumono che i loro ragionamenti – o presunti tali – interessino a tutto il vagone; avrei pure notato frequenti origini allogene in tali galantuomini ma mi taccio, che ad essere accusato di razzismo non è che ci tenga particolarmente.

Torniamo allora ad Alain Elkann, che ha scritto un così bel pezzo che ha fatto arrabbiare gli stessi giornalisti di Repubblica – il titolo è «sul treno per Foggia con i giovani “lanzichenecchi”» – non tanto per informarci che diversi giovani sono maleducati (ci arriva pure mio nonno), ma per farci capire che lui è di un’altra pasta non già rispetto ai ragazzi rompiballe, ma a tutti noi. «Io indossavo, malgrado il caldo», ha evidenziato il giornalista per smarcarsi sì dalla marmaglia tatuata ma pure dal volgo tutto, «un vestito molto stazzonato di lino blu e una camicia leggera. Avevo una cartella di cuoio marrone dalla quale ho estratto i giornali: il Financial Times del week end, New York Times e Robinson, il supplemento culturale di Repubblica. Stavo anche finendo di leggere il secondo volume della Recherche du temps perdu di Proust. Ho anche estratto un quaderno su cui scrivo il diario con la mia penna stilografica».

Commovente: pare la descrizione di un passeggero dell’Orient Express. Un po’ meno elegante è invece che Elkann dedichi righe e righe a parlare di sé e del proprio stile. Per dire, pur reduce da avventurosi viaggi della speranza, anche ieri avevo nello zaino (la borsa in cuoio marrone l’avrei, ma non è pratica) tre quotidiani, due riviste, un libro. Avevo pure un paio di signore penne…Escludo però ciò sia di un qualche interesse per chiunque, per cui mi blocco. Invece il padre di Lapo è stato capace di farci un articolo e di inviarlo ad un giornale: la prima cosa saprei farla, la seconda no. La certezza di risultare imbarazzante mi bloccherebbe. Esattamente come mi blocca ed amareggia la consapevolezza di aver poco a che fare sia con una gioventù maleducata e rumorosa, sia con colleghi dall’ego così ipertrofico che meriterebbe un breve promemoria. Dio esiste ma non sei tu, rilassati. Giulianoguzzo.com