VOX aveva ragione, quando solo pochi giorni fa aveva acceso i riflettori su Domus Caritatis (Tor Sapienza) e altre cooperative che gestiscono l’accoglienza milionaria dei clandestini. Uno dei ‘mafiosi’ finiti in galera per l’operazione di stamani, è Salvatore Buzzi, presidente del consorzio di cooperative Eriches: milioni di euro incassati gestendo il business dei rifugiati e dei senzatetto. Solidarietà pelosa. Buzzi aveva un accordo per dividersi gli appalti a metà, con la famigerata rete dell’Arciconfraternita del Santissimo Sacramento e di San Trifone, network di coop che fa riferimento a Comunione e Liberazione (che ha come referenti politici NCD-Alfano) in cui rientra anche Domus Caritatis. «Tu c’hai idea quanto ce guadagno sugli immigrati?», dice Buzzi al telefono in un’intercettazione: «Non c’ho idea», risponde qualcuno dall’altra parte del telefono. «Il traffico di droga rende di meno», spiega Buzzi. «Noi quest’anno abbiamo chiuso con quaranta milioni di fatturato ma tutti i soldi, gli utili li abbiamo fatti sui zingari, sull’emergenza alloggiativa e sugli immigrati, tutti gli altri settori finiscono a zero». Business.
Affari d’oro con Mare Nostrum. Tanto che, secondo noi, i magistrati dovrebbero indagare ‘un pochettino più in alto’, dove si è decisa e gestita l’operazione.
Anche perché Buzzi, stando alle indagini, aveva a libro paga Luca Odevaine, presidente di Fondazione IntegrAzione ed ex vice capo di Gabinetto di Walter Veltroni al Comune di Roma. Uomo che siede al “Tavolo di coordinamento nazionale sull’accoglienza”, sede dalla quale poteva «orientare i flussi», favorendo cooperative amiche,
In una intercettazione dice, del prefetto Rosetta Scotto Lavina: «è in difficoltà, ha troppi sbarchi, non sa dove mettere le persone», e lui le indicata le cooperative ‘amiche’.
Ma Buzzi aveva anche Angelo Scozzafava (Direttore del Dipartimento servizi sociali del Comune di Roma) a libro paga: «su Roma quanti posti c’hai? Perché me sa che sta per arrivà l’ondata…». Altra intercettazione.
Un miliardo e 300 milioni sono i soldi dei contribuenti che sono finiti in ‘migranti’ in questo anno e mezzo. Soldi che la ‘cupola’ dell’accoglienza si è spartita.
Stando agli atti dei Pm, l’accordo per la spartizione del business dei profughi sarebbe stato sancito con Tiziano Zuccolo, rappresentante della rete dell’Arciconfraternita, con cui ancora nel maggio del 2013 Buzzi parlava del “Patto” in riferimento all’arrivo dei siriani scappati dalla guerra. «Va be’, a Salvato’, noi l’accordo, l’accordo è quello al cinquanta, no?», chiedeva Zuccolo, e Buzzi confermava: «Ok, io sto premendo per riceverne altri 140» e Zuccolo ribadiva: «Eh, bravo, l’accordo è al cinquanta per cento, dividiamo da buoni fratelli, ok?»
«Nell’ambito dell’accoglienza – scriveva Buzzi nel 2013 – siamo cresciuti ed abbiamo continuato la gestione delle attività assistenziali in favore di immigrati, senza fissa dimora, mamme con bambini, ex detenuti, nomadi e famiglie in difficoltà, abbiamo vinto il bando promosso da Roma Capitale per 491 immigrati facenti parte dello SPRAR, una commessa significativa che ci consentirà di stabilizzarci nel settore».
Nel 2013 Buzzi e la sua coop Eriches hanno vinto anche il bando per l’ennesimo centro di accoglienza, il Cara di Castelnuovo di Porto, per il quale si sono pappati 21 milioni di euro. Mare Nostrum è un’operazione decisa da una cupola del malaffare, quelli finiti nell’inchiesta sono solo i pesci piccoli, si potrà andare al livello superiore? Intanto indagate su A.A. Alfano, questa sera si è espresso sulla vicenda di Roma, come se lui non c’entrasse nulla: chi ha fornito la materia prima agli affaristi? Chi era il centro di tutto il business?
E ora sarebbe anche tempo, che qualcuno indagasse sui possibili legami di questa cupola con i referenti della Marina Militare: perché a noi, puzza, tanto ‘zelo’ da parte dei vertici della marina, nel rifornire di ‘carne fresca’? Questa rete criminale si è inventata un’operazione come Mare Nostrum, giocando sulle menti deboli di alcune checche della politica, per lucrare milioni sulle spalle dei cittadini. Hanno devastato interi quartieri, pur di spartirsi il business. Devono pagare. Per questa gente c’è solo una corda.
Del resto, basta guardare questa foto scattata nel 2010, al Baobab, centro di accoglienza per immigrati e richiedenti asilo, durante una cena organizzata dalla Lega coop. Ci sono tutti: è la riunione della cupola politica dell’integrazione, diremmo oggi. Ma che invece, scalpore, doveva farlo per chi era al tavolo, non per la foto successiva. Per chi, a quel tavolo, si stava spartendo – siamo alle ipotesi – il business dell’immigrazione.