Provincia di Catania, Antonella Liotta replica a Francesca Ganci

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il-nuovo-commissario-Antonella-LiottaRiceviamo e pubblichiamo la replica della dott.ssa Antonella Liotta, ex commissario straordinario della Provincia Regionale di Catania, a Francesca Ganci, attuale commissario dell’ente proviciale etneo. Le dichiarazoni alle quali si riferisce Liotta sono contenute nel link http://www.sudpress.it/condanna-ex-presidente-castiglione-parla-il-segretario-generale-della-provincia.

LE PAROLE DI ANTONELLA LIOTTA – “Faccio riferimento all’articolo intervista pubblicato in data odierna nel quale l’attuale Segretario/D Generale della Provincia Regionale Avv. Francesca Ganci, commentando la sentenza della Corte dei Conti per la Regione Sicilia del 11 novembre scorso, contesta il contenuto della decisione ed effettua valutazioni di vario tenore sia sui fatti come pure sulle modalità attraverso le quali si è snodato il sindacato del giudice contabile. Pur intuendo lo stao d’animo – ma non giustificandolo nella considerazione del ruolo istituzionale a tutt’oggi rivestito dall’avv. Ganci- non comprendo la ragione per la quale la stessa Ganci – stante quanto affermato dall’autrice dell’articolo- si lasci andare ad affermazioni sulla scrivente completamente infondate, false e lesive non solo della mia immagine personale ma anche di quella professionale mia e della maggioranza della categoria dei Segretari comunali.

A prescindere dalla circostanza che i fatti considerati dalla sentenza nulla hanno a che fare con la sottoscritta né direttamente né in via indiretta ( viene meno quindi il rapporto di continenza tra la notizia e la cronaca giornalistica) non corrisponde assolutamente al vero che la scrivente nei suoi precedenti incarichi abbia mai e poi mai percepito alcun chè per l’incarico accessorio di presidente del Nucleo di Valutazione, limitandosi esclusivamente a percepire gli emolumenti di Segretario/Direttore Generale e facendo così applicazione della regola dell’omnicomprensività della retribuzione. Nè tale emolumento ha percepito nei periodi in cui ha svolto soltanto il ruolo di segretario generale. E per quanto mi consta, tale regola viene uniformemente applicata da tutti i colleghi Segretari,che, a differenza di quanto affermato dall’avv. Ganci, fanno buon governo sia delle regole amministrative che di quelle contabili. Non mi sembra comunque opportuno soffermarmi sulla ipotetica legittimità o meno del riconoscimento dell’emolumento accessorio, in relazione al quale reputo doveroso non esprimersi atteso che la questione sembrerebbe ancora sub judice e su cui ritengo spetti all’Agenzia Nazionale effettuare le valutazioni ritenute opportune anche a tutela della Legalità oltre che degli interessi dei Segretari. E’ evidente però che , qualora effettivamente quanto riferito dall’autore dell’articolo corrisponda alle affermazioni dell’avv. Francesca Ganci, la stessa avrà avuto sicuramente un momento di confusione che dovrà fugare con idonea smentita. Tengo comunque a precisare che quanto da me affermato potrà essere provato nelle opportune sedi giudiziarie, che mi riservo di adire qualora alla seguente non faccia seguito alcuna smentita da parte della stessa.

Invero, la notizia pubblicata è altamente lesiva dell’immagine di me medesima, nonché della lealtà, correttezza e probità che mi contraddistinguono non solo nella sfera privata, ma soprattutto nello svolgimento del mio ufficio a servizio delle Istituzioni. Ciò in violazione del cd decalogo del giornalista che subordina il diritto di stampa ai dei parametri, conosciuti da chiunque voglia e possa definirsi tale. In particolare si tratta del canone della verità, continenza e pertinenza con l’interesse pubblico, i quali nell’ articolo cui si fa riferimento sono del tutto assenti Non devo certamente ricordare che il giornalista modello e diligente prima di pubblicare qualunque notizia controlla e verifica la sussistenza dei parametri di cui sopra nonché l’attendibilità della fonte. Per quanto detto diffido formalmente la S.V. a controllare la veridicità della notizia inopinatamente riportata nell’articolo procedendo immediatamente a pubblicare la relativa smentita. Nel caso in cui tutto ciò non avvenisse, sarò costretta, mio malgrado, a ricorrere alle opportune sedi giudiziarie sia civili che penali. Tanto si doveva”.

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