L’altra battaglia dell’Ucraina di cui non si parla: la denatalità

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di Giuliano Guzzo

La guerra iniziata lo scorso 24 febbraio, con l’invasione armata russa del suo territorio, costituisce senza dubbio il dramma numero uno dell’Ucraina in questo momento. Sfortunatamente, non è purtroppo il solo. Il martoriato Paese accusa infatti, da tempo, anche un altro problema certo assai meno grave ma non per questo irrilevante: quello della denatalità. Che da quelle parti, anche se di poco, è perfino più grave di quella italiana.

Eloquente quanto scritto a gennaio di quest’anno su Asia Times da David Goldman. «L’Ucraina sta scomparendo, per due ragioni», ha osservato lo studioso, «e cioè perché ha uno dei tassi di natalità più bassi al mondo, con appena 1,23 figli per donna, nonché uno dei più alti tassi di emigrazione al mondo. Nessun altro paese si è cancellato dall’esistenza in modo così deciso». In effetti, i numeri, come si suol dire, parlano da soli.

Al punto che già nel 2018, il ministro degli Affari esteri di Kiev confermava come circa 100.000 persone (quasi gli abitanti di una città importante come Pisa) lasciassero l’Ucraina ogni mese; e la maggior parte senza più fare ritorno in patria. Una emorragia tale che, insieme alla denatalità, ha catturato da tempo l’attenzione dei media e degli studiosi. Tanto che nel marzo 2020 pure The Atlantic, con un servizio di Maxim Edwards, si occupava del tema. 

«Le Nazioni Unite stimano che l’Ucraina potrebbe perdere quasi un quinto della sua popolazione entro il 2050», osservava Edwards, ricordando che, benché «il presidente ucraino Volodymyr Zelensky» abbia promesso «di invertire la fuga di cervelli migliorando l’economia e lo stato di diritto del suo paese», i giovani e non solo continuano ad andarsene da un Paese in difficoltà («il secondo più povero d’Europa») e letteralmente «flagellato dalla corruzione».

A sfavore della tenuta demografica dell’Ucraina, come se non bastasse, c’è pure un terzo fattore: l’aspettativa di vita, che da quelle parti è di 71 anni, una delle più basse e preoccupanti del Vecchio Continente. Inutile dire che la guerra non potrà che aggravare in modo allarmante questa già serissima situazione. C’è però da aggiungere che, pur volendo, l’Europa stessa non ha ricette da offrire contro le culle vuote.

Anzi, no: un Paese che una dozzina di anni fa accusava un inverno demografico esattamente identico a quello odierno dell’Ucraina, ma che poi ha dato dei segnali di presa – passando da 1,23 figli a quasi 1,5 figli per donna (una ripresa contenuta, d’accordo, ma comunque una ripresa: in Italia, 1,5 figli per donna non si vedono da 40 anni) – ci sarebbe. Si chiama Ungheria. Peccato però che a Bruxelles, come noto, Budapest non goda di gran considerazione. giulianoguzzo.com