Regionali, giallorossi divisi. Il centrodestra parte in pole

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Il centrodestra prova a dare la spallata al governo Conte con il voto (20 e 21 settembre) in sette Regioni. Alle 12 di oggi scade il termine per depositare liste e candidature.

Parte, dunque, una campagna elettorale lampo tra rischio covid e timori di una forte astensione. I giochi sono praticamente chiusi. Fallita la trattativa per un accordo tra Pd e Cinque stelle, la maggioranza giallorossa si presenta spaccata in tutte le Regioni al voto. Solo in Liguria, Pd e grillini trovano la quadra sul nome di Ferruccio Sansa. Ma non ci sarà Italia viva che appoggia Aristide Massardo. Il centrodestra corre unito ovunque. Sulla carta, potrebbe essere una remuntada di Fdi-Lega e Forza Italia che raddoppierebbe le sue attuali pedine (Veneto e Liguria), conquistando Puglia e Marche e magari strappando la quinta con la «rossa» Toscana. Oppure una conferma o una sconfitta contenuta per il centrosinistra: oggi amministra Toscana, Campania, Puglia e Marche, ma potrebbe restare a tre. Molto peggio si prevede, per il M5s, il cui carniere è vuoto e così dovrebbe restare.

Tre le sfide decisive anche per il governo: Marche, Puglia e Toscana. In Puglia, il governatore uscente Michele Emiliano si presenta con una coalizione di centrosinistra. Sente sul collo il fiato di Raffaele Fitto, europarlamentare di Fratelli d’Italia, che guiderà il centrodestra. I sondaggi sono dalla parte di Fitto. E non è un caso che sia sceso in campo il premier Giuseppe Conte per convincere i Cinque stelle ad appoggiare Emiliano. Missione fallita: i grillini corrono da soli con Antonella Laricchia. Anche Italia viva e Azione schierano un proprio candidato: Ivan Scalfarotto. Stesso copione nelle Marche: Francesco Aquaroli (Fdi) guiderà il centrodestra. Pd e sinistra schierano Maurizio Mangialardi, due volte sindaco di Senigallia e presidente dell’Anci Marche con un passato da prof. In corsa per il M5s c’è Gianmario Mercorelli, consigliere comunale di Tolentino. Il presidente uscente Luca Ceriscioli non si ricandida. In Toscana, dove rispunta il simbolo del Pci con Marco Barzanti, Matteo Salvini sogna di espugnare con la fedelissima Susanna Ceccardi il fortino rosso. Qui si teme un testa a testa (stile Emilia-Romagna lo scorso gennaio) contro il candidato Pd Eugenio Giani, nome della vecchia guardia di sinistra e ora alla guida del Consiglio regionale. Contro di loro Irene Galletti, portavoce del Movimento. In Campania il governatore uscente Vincenzo De Luca si presenta alla competizione con una coalizione che va da Renzi a De Mita. Lo sfidante sarà Stefano Caldoro, candidato del centrodestra e già governatore della Campania dal 2010 al 2015.

In campo anche i grillini con Valeria Ciarambino. Ai nastri di partenza anche Sergio Angrisani, alla guida del terzo polo e la lista Terra che scende in campo con due candidati presidente: Luca Saltalamacchia e Stefania Fanelli. In Liguria, Ferruccio Sansa sfiderà l’uscente Giovanni Toti, presidente della Regione del centrodestra e leader del Movimento Cambiamo. Il Veneto è il feudo di Luca Zaia, il «doge» della Liga veneta e governatore che, complice la gestione del coronavirus, parte dal miglior pronostico. I suoi sfidanti: per il Pd il vicesindaco di Padova e prof universitario Arturo Lorenzoni, per il M5s l’imprenditore ed ex senatore Enrico Cappelletti. Si voterà anche per eleggere il presidente della Valle d’Aosta (ma sarà un’elezione di secondo grado), in 1.184 Comuni e per il referendum costituzionale che propone di sfoltire il Parlamento, tagliando 230 deputati e 115 senatori. IlGiornale