IL CLAN DELLA RODOTÀ FAMILY TRA SPINTARELLE E SALOTTI CHIC

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Papà Stefano fa il moralista ma per la figlia Maria Laura chiese aiuto agli amici giornalisti.

«Sia chiaro. Quello che segue è un clamoroso conflitto di interessi. Maria Laura Rodotà, direttrice di Amica, ha cominciato a fare la giornalista, come stagista, nel giornale che allora dirigevo, Panorama Mese.

Suo padre Stefano è un mio amico, e fu lui a mandarmela. Sua madre Carla ebbe da me l’incarico di curare una rubrica sulla giustizia per l’Europeo». «Clamoroso» per modo di dire, un conflittino piccolo piccolo, quello confessato da Claudio Sabelli Fioretti su Rodotà padre, autore dell’Elogio del moralismo («Mi piace definirmi moralista» ha detto Rodotà).

Affettuosità giornalistiche, giuridiche e parentali, riaffiorate dagli archivi nei giorni del Quirinale, con Rodotà padre candidato grillino al Colle, Rodotà figlia interpellata dal Pd come mediatrice telefonica per far desistere il padre dal Colle, e il giornalista Sabelli Fioretti (Un giorno da pecora, Radio2) che ha preso otto voti al terzo scrutinio per il Colle, due in più di Franco Marini, e che ha questo aneddoto sulla famiglia Rodotà nel cassetto delle sue famose interviste. Un’amicizia con Rodotà padre, che le raccomandò la giovane figlia quando era direttore, e con la moglie di Rodotà padre, Carla, che ebbe una rubrica in un successivo giornale diretto da Sabelli Fioretti. Che poi ebbe una rubrica, a sua volta, dal giornale, Amica, di cui Rodotà figlia, firma del Corriere, è stata direttrice: «È un orrendo incrocio di collaborazioni, di amicizie, di assunzioni» ironizza Sabelli Fioretti nell’intervista a Rodotà figlia, che risponde, con altrettanta amabile ironia molto glamour: «Non per mettere in difficoltà quel sant’uomo del garante, mio padre, ma è un dato di fatto che mio padre mi raccomandò per fare la stagista da te, e tu hai accettato la sua raccomandazione. Però tu mi hai fatto fare una vita di inferno, mi hai sfruttata per sei mesi».

La raccomandazione, specie nella Casta dei giornalisti, dove ci sono i precari sfruttati senza santi in Paradiso e i figli di Rodotà che trovano lavoro: un perfetto argomento dei grillini, no? Che però si sono ritrovati in piazza a inneggiare proprio a Ro-do-tà, tutti probabili divoratori dei suoi volumi di diritto (il più citato, ovviamente solo il titolo, è Il diritto di avere diritti). La Casta dei Rodotà? Macché, solo un’élite di persone colte e per bene. Il loro salotto televisivo ideale è quello di Fabio Fazio. Che in effetti, su Twitter, ha fatto il tifo per il giurista: «Rodotà è da sempre impegnato per l’affermazione dei diritti di tutti. E i diritti sono il fondamento di ogni gesto e pensiero». Non ha fatto nessun endorsement pro Rodotà il collaboratore di Fazio, nonché prestigiosa firma della Stampa, Massimo Gramellini, ex marito della figlia di Rodotà, mentre ha firmato appelli e amache pro Rodotà Michele Serra, firma di Repubblica e autore di Che tempo che fa di Fazio.

Nemico decennale della famiglia Rodotà è invece Antonio Ricci capo di Striscia la notizia. Con Rodotà figlia Ricci si è azzuffato per la storia del velinismo e «il corpo delle donne» offeso da Striscia (La Rodotà ha lavorato in settimanali con glutei e seni in copertina, gli ha rinfacciato Ricci), ma soprattutto col padre, imitato da Ballantini anni fa («so che non è stato contentissimo»). Lo scontro era nato nel 1998, quando il Garante Rodotà giudicò lesivo della privacy un fuorionda trasmesso da Striscia, dove Frattini dava dei «cialtroni» agli alleati centristi. Ricci si infuriò contro «l’ignobile censura», appoggiato da illustri direttori di giornale (da Giulio Anselmi a Ezio Mauro a Ferruccio de Bortoli). E da lì se l’è legata al dito, come ricordano da Striscia: «Rodotà è stato indicato da Grillo come uno dei pensionati d’oro della casta e ha raccomandato la figlia Maria Laura nella sua prima avventura giornalistica. Infine, venne addirittura chiamato garante della Telecom perché ne difese alcune decisioni a danno degli utenti. Insomma, tutti comportamenti in netto contrasto coi principi Cinque stelle». Moralisti, ma senza elogio.

@bracalini

di Paolo Bracalini

www.ilgiornale.it

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