Di Maio rappresenta un pericolo per la libertà d’opinione in Italia

Sharing is caring!

Luigi Di Maio, capo politico del M5S

Luigi Di Maio, capo politico del M5S

di Andrea Di Bella

Se quelle parole le avesse pronunciate qualcun’altro, vi sarebbe certamente stata una levata di scudi interminabile e perfino patetica. Ma a pronunciare quella frase è stato il cosiddetto capo politico pentastellato, e allora va tutto bene. Il riferimento è alle dichiarazioni di Luigi Di Maio rese a margine del secondo giro di consultazioni del presidente della Camera Roberto Fico, grillino anche lui, incaricato dal Capo dello Stato Sergio Mattarella di esplorare il campo politico all’interno del perimetro M5S-Pd nell’ottica della formazione di un nuovo Esecutivo dopo il voto dello scorso 4 marzo. Di Maio ha dichiarato che intende mettere mano all’informazione, al conflitto d’interessi, a Mediaset e ai giornali controllati da Silvio Berlusconi, che Di Maio addita come mandante di “velate minacce” al leader della Lega Matteo Salvini attraverso i suoi canali di informazione. Quest’ultimo un fatto che non trova riscontro in nessuna delle trasmissioni mandate in onda dal Biscione, né sui giornali in qualche modo riconducibili al gruppo Mondadori. Unica postilla quella di Alessandro Sallusti, che dalle colonne de Il Giornale raccomanda al leader della Lega Matteo Salvini di ignorare il richiamo delle sirene grilline, e di non indurre nella tentazione di sganciarsi dal Centrodestra. Una raccomandazione peraltro ragionevole. Peraltro, la difesa del leader leghista utilizzando l’antiberlusconismo, immediatamente dopo l’incontro con Fico, è risultata essere una forzatura anche ai meno critici con i Cinquestelle. Uno scivolone.

Ma la dichiarazione di Di Maio va oltre Berlusconi. Ragiona alla vecchia maniera, come quando Beppe Grillo pubblico le liste di proscrizione dei giornalisti ritenuti scomodi per il movimento e inattendibili: in definitiva tutti quei giornalisti contrari alle posizioni del M5S. In realtà vi sono numerosi elettori, militanti e perfino eletti Cinquestelle che nelle scorse ore, in preda alle isterie da social (gli insulti per l’apertura al Pd stanno assumendo un’eco enorme) hanno iniziato a scriverne di ogni, travalicando ogni posizione di buonsenso e divenendo perfino violenti. Perfino il sottoscritto viene da più parti definito “giornalaio” solo perchè manifesta fin dal principio posizioni di forte diffidenza verso il M5S e i suoi militanti e dirigenti. Un approccio più che discutibile, avallato completamente dalla classe dirigente grillina che ha creato un esercito di donne e uomini che sui social come al bar sotto casa, rispondono a suon di insulti all’indirizzo dei loro interlocutori che manifestino posizioni differenti dalle loro. E Di Maio mette il carico: la sua dichiarazione lascia già intendere cosa farebbe se malauguratamente gli permettessero di prendesse il potere. Metterebbe mano a suon di leggi alla libertà di ognuno di noi operatori dell’informazione e dell’opinione di questo Paese, probabilmente restringendo gli spazi di confronto pubblico in cui le voci maggiori rappresentano voci contrarie alle loro. Non è quello che fa Mediaset, che semplicemente non può permettersi di schierare trasmissioni e talk a favore o a sfavore di nessuno, pena la perdita di fette di audience preziosa per via della raccolta pubblicitaria. Ma questo Di Maio evita di dirlo e si scaglia contro donne e uomini che liberamente, sia pure da posizioni differenti dalle sue e di qualcun’altro, cercano di offrire un contributo intellettuale e culturale ai lettori, che diventano elettori. E questo, in prospettiva, impaurisce. 

Va da se che tale impostazione risulta essere un vero e proprio pericolo per la libertà nel nostro Paese. Un Paese in cui la contrapposizione politica ed intellettuale ha raggiunto, non solo in questa fase storica, livelli acuti e talvolta anche violenti. Un dibattito che rappresenta la vita democratica dell’Italia. E’ per questo che Mondadori, ad esempio, pubblica il libro di Alessandro Di Battista pagato 400mila euro dalla casa editrice di Silvio Berlusconi. Proprio perchè la contrapposizione politica esiste e deve esistere, ma non può pregiudicare in alcun modo la libertà di ognuno di poter dire la propria. Questa impostazione forse al signor Di Maio non va bene. E faremmo tutti bene a rendercene conto, prima che sia troppo tardi. Scrivi al direttore: dibella@freedom24news.eu