Ma che Governo sarà?

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di Paola Rosselli*

Passata la sbornia delle elezioni e della campagna elettorale forse più cruenta e impegnativa della storia repubblicana, ed eletti i presidenti di Camera e Senato, la domanda delle domande di queste ore è: che Governo sarà? Ad oggi appare molto difficile dirlo, ma meno difficile dell’indomani delle elezioni. I dati certi da analizzare sono quelli accaduti fino ad oggi e da quelli bisognerebbe partire. Cominciamo dalla parte più facile, l’assenza del Pd: non pervenuto in queste dinamiche di votazione dei vertici parlamentari. La “coalizione meno perdente” delle altre, vale a dire il Centrodestra, nella partita delle presidenze tra alti e bassi ha portato a casa il risultato: di fatto ne esce rafforzata l’alleanza, ma tra tutti ne esce rafforzato più uno dei membri di essa, Matteo Salvini, colui che ha saputo tessere una fitta ragnatela per ingabbiare un po’ tutti alle proprie responsabilità. I Cinquestelle sono quelli che ne escono meno bene: esaltati per la Presidenza della Camera ottenuta, ma sconfitti nella vocazione anticasta. Della casta, con tutti i suoi vizi e con tutte le inclinazioni agli accordi del caso, ne fanno parte adesso a tutti gli effetti ance loro e ne fanno proprie le tradizioni consolidate della trattativa, del cedere per ricevere.

La sala del Consiglio dei Ministri a Palazzo Chigi.

La sala del Consiglio dei Ministri a Palazzo Chigi.

Quale Governo adesso? In base ai numeri, nelle urne e in Parlamento, avvantaggiato dovrebbe partire il Centrodestra e il suo candidato premier designato Matteo Salvini, che nella logica quirinalizia dovrebbe ricevere l’incarico. Dove troverà i voti mancanti per la fiducia? Li troverà verosimilmente in giro, nel Parlamento. Giorgia Meloni oggi ha dato un’indicazione chiara di linea da tenere: non cerchiamo accordi con partiti, ma puntiamo sui singoli: in parole povere equivale ad una ricerca di attenzione da parte di quei parlamentari che più hanno da perdere in caso di caduta anticipata della Legislatura, cioè tutti coloro provenienti dal movimento che difficilmente saranno ricandidati per il secondo mandato e molto probabilmente avranno l’unica occasione di restare per i prossimi cinque anni. Eventualmente di fronte all’impossibilità di far nascere un Governo politico, col rischio di tornare a casa precocemente, da qui si è pronti a scommettere che in molti diverrano i nuovi “responsabili”, ed il gioco sarà fatto. Ad ogni modo, date le condizioni difficili di partenza, crediamo che qualunque Esecutivo dovesse nascere resterà in carica meno dei tempi canonici. Tutti hanno l’interesse a non erodere il proprio consenso elettorale, bruciandosi con accordi e compromessi. Meglio un Governo cosiddetto “di scopo”, una nuova legge elettorale e poi a nuove elezioni. *vicedirettore online Freedom24 News