Sicilia, caso Miccichè. l’ultimo dei sintomi di un Governo ammalato

Sharing is caring!

Gianluca Micciché, ex assessore regionale siciliano alla Famiglia

Gianluca Micciché, ex assessore regionale siciliano alla Famiglia

Gianluca Miccichè, assessore regionale alle Politiche sociali della Regione siciliana, si è dimesso dopo l’ennesimo servizio delle Iene che ha messo in evidenza la sua inadeguatezza nel ruolo che ricopriva. Ma non solo la sua. La vicenda è ormai nota, riguarda due fantastici ragazzi, due fratelli palermitani, Alessio e Gianluca Pellegrino, di 24 e 34 anni, che nonostante nella vita non siano stati baciati dalla fortuna hanno mostrato una resilienza e una voglia di vivere impareggiabili e più forti della malapolitica.

Alessio e Gianluca, infatti, sono affetti da tetraparesi spastica, vivono da soli, e anche per il disimpegno delle più semplici azioni quotidiane abbisognano di assistenza specializzata nel corso di tutta la giornata. Un’incombenza a carico delle istituzioni: una improbabile sinergia tra Comune di Palermo e Regione Siciliana, che costringe i fratelli Pellegrino a sopperire alle inconcludenze dei due enti con la buona volontà degli amici.

Il problema è stato segnalato, da circa un anno, agli uffici competenti e, tramite le Iene, anche all’assessore Gianluca Miccichè.

Dopo un anno i fratelli Pellegrino sono stati accompagnati dalle Iene presso l’ufficio di Miccichè, dove sono stati lasciati alla porta dall’ormai ex assessore alle Politiche sociali, che ha poi ben pensato di andare a casa loro, chiedendogli “una mano d’aiuto a restare assessore”, ovvero a stare zitti. Il tutto ripreso da una telecamera nascosta.

Questa vicenda – il cui filmato può essere visualizzato qui -, non può essere ricondotta a un fatto episodico e alle relative colpe individuali, seppure gravissime, del singolo assessore, il problema è – come più volte segnalato da questo giornale – di più ampio respiro e coinvolge tutta la politica del governo Crocetta.

Proprio la Sanità è uno dei punti più dolenti dell’attuale governo siciliano, a cominciare dalla nomina di Lucia Borsellino, il cui nome, simbolo di legalità, doveva servire a coprire un sistema che continua a fare acqua da tutte le parti e anche con qualche aspetto poco chiaro, tant’è che la figlia del magistrato è stata costretta ad andarsene. Ricordiamo il caso del primario Matteo Tutino (medico personale di Crocetta) rinviato a giudizio per concorso in truffa aggravata, abuso d’ufficio e peculato, nell’ambito della gestione del reparto di Chirurgia plastica di Villa Sofia-Cervello, indagine in cui è stato coinvolto pure il commissario straordinario della medesima azienda ospedaliera, Giacomo Sampieri.

Ma il problema della sanità è vita quotidiana e lo avvertono i cittadini sulla loro pelle. Quando un centro unico di prenotazioni ti lascia in attesa al telefono 30 minuti di media, per poi prenotarti una visita specialistica o un esame strumentale non prima di 6 mesi; i pronto soccorso fatiscenti in cui resti ad attendere una media di sei ore. Per non parlare dei casi di malasanità in cui troppi siciliani ci hanno lasciato la vita.

E gli altri fallimenti targati Crocetta: il flop del Piano giovani, la gestione del programma Garanzia giovani, il problema rifiuti e il caos ex Province, la diaspora dei giovani (in cerca di lavoro o per studiare) al nord o all’estero. Per non parlare di una Sicilia che cade a pezzi: il crollo del pilone del viadotto Himera è il simbolo inequivocabile di un decadimento sia materiale che metaforico dell’Isola. E scusate se ne dimentichiamo altri.

Un governo che doveva essere mandato a casa, ma che il Pd e i suoi alleati hanno tenuto in vita, come un vegetale, con accanimento terapeutico a di fuori da ogni etica, per attaccamento alle poltrone, e per paura di una ripercussione in termini elettorali.

La vicenda di Miccichè è l’emblema di tutto questo, e di una politica pregna di infingimenti, false promesse e ricatti, che non si fa scrupolo neanche davanti ai disabili. Una politica ormai giunta al colmo dello scollamento col paese reale. Come a Palermo così a Roma, dove mentre Renzi, D’Alema, Bersani ed Emiliano cianciano di scissione, dinanzi alla sede del Pd, dove è in corso il secondo atto della soap opera dem, il paese reale (è la volta dei tassisti) protesta, manifesta va allo scontro duro con i poliziotti. Gli unici a dover pagare anche fisicamente le colpe dei politici. SiciliaJournal