Ormai è farsa a Cinque Stelle. Se ne tornino da dove sono venuti

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Fico, Grillo e Di Maio

Fico, Grillo e Di Maio

di Luigi Benedetti

Abbiamo avuto per anni, sopratutto gli ultimi, sirene di salvezza e speranza suonate da maestri d’orchestra che a molti cittadini erano apparsi capaci di doti che altri musicisti della politica italiana avevano perduto. Erano i grandi eroi a cinque stelle al cui cospetto i partiti definiti tradizionali, erano ridotti a puri contenitori di interessi e malapolitica. Spietato il confronto. Da un lato i mariuoli, dall’altro i puri, i coerenti, gli onesti.

L’Italia, questa Italia, figlia di una finta rivoluzione chiamata tangentopoli, aveva già conosciuto una stagione politica fatta di giustizialismo violento. Ed anzi, infondo, questa stagione non si è mai arrestata durante tutta la seconda repubblica. I fatti non contano, i dettami costituzionali neanche e con loro il vivere civile. Pian piano questo è diventato il Paese dove le vite non vengono giudicate attraverso i processi ma attraverso la informazioni di garanzia; sufficienti a scatenare i processi mediatici, con giudici senza appello a decidere della vita e della morte civile di ognuno. E se poi, spesso, dopo anni finisce come per Tortora, beh, che vuoi, bisogna avere comunque rispetto per la magistratura. Un po’ come la casta dei sacerdoti egizi, inarrivabili, con lingua diversa del popolo per distinguersi. E una cosa simile è successa in Italia, in cui nessuno ha potuto più permettersi di sollevare dubbi sui semidei togati, che fanno, disfano, e si giudicano da soli con organismi di autocontrollo in cui i controllori sono eletti da loro stessi.

Tutto questo, ricordiamolo, misto a un Paese dove il giornalismo a tratti sembra una guerra di bande criminali nemiche che si scontrano per preservare il potere della propria fazione. Ciò ha portato a un imbarbarimento di livelli infimi della politica italiana. Si è smesso, progressivamente, di parlare di politica per dedicarsi solo alla lettura quotidiana degli avvisi di garanzia. Valutazioni nel merito? Un corno, se sei indagato ti devi dimettere! Ebbene, come accennato in testa, chi sono i nuovi e puri protagonisti che avevano sfruttato questa barbarie medioevale per mostrarsi migliori degli altri? Chi, in questi anni, ha calpestato vite umane e carriere di indagati che poi, magari, non hanno neanche avuto un rinvio a giudizio? Sono loro, gli eroi a cinque stelle. Loro che urlano onestà – onestà – onestà; loro che sono diversi; loro che non sbagliano; loro!

Ebbene succede, tra le mille giravolte che abbiamo visto in questi anni, che ne accada una che pone la parola fine su questa compagine composta da persone preparate – perchè tra i tanti ce ne sono davvero – ma anche di tanti cazzoni da blog analfabeti che non sanno cosa sia una commissione parlamentare ma dicono che loro, il ministro, saprebbero farlo meglio di Maroni o della Finocchiaro. Succede che un giorno accendi la tv e vedi Grillo che dice che abbiamo scherzato. Se ricevi un avviso di garanzia non ti devi affatto dimettere perchè non è detto tu abbia fatto qualcosa. Che uno legge sta cosa e pensa: “ma che davero, o stanno a prendè a tutti per culo”?

Sia chiaro, l’unica sensazione, e lo ripeto, è che questi ci stiano pigliando per il culo. Ma veramente. Non siamo più entro i confini del coglierli in fallo, come fatto in passato, per descrivere le piccole contraddizioni, come quelle sull’immigrazione clandestina. Qui siamo alle comiche. Al patetico. Al ridicolo. Sono ridicoli!

Giustamente alza il dito la Muraro e dice – come non capirla – che se Grillo avesse detto questa cose qualche giorno prima lei non si sarebbe dovuta dimettere. Ma la cosa grottesca non è solo questa. Udite, udite: i casi di avviso di garanzia vanno valutati caso per caso, dice Grillo. Capito? In pratica se lo riceve Salvini deve dimettersi. Se lo riceve la Raggi no. E’ stupendo! Grillo ha anche detto che, però, una condanna di primo grado debba portare a dimissioni. Sorge il dubbio, o forse la certezza, che appena un grillino avrà una condanna di primo anno, il movimento cinque stelle cambierà ancora le regole dicendo che per giudicare una persona bisogna attendere il terzo grado di giudizio e non il primo.

Insomma è inutile dilungarci. Signori quello che sta succedendo a Roma è esattamente la riproduzione in piccolo di quello che accadrebbe a livello nazionale se i cinque stelle vincessero le elezioni. Un disastro, con un Paese che piomberebbe nel caos assoluto e dove verrebbero rimpianti i peggiori politici tradizionali, di quei partiti tradizionali tanto bistrattati, che andrebbero chiusi, dice Grillo. Verrebbe rimpianto, insomma, chi la politica la sa fare in quanto inserito in un contesto di sovrastrutture che godono di esperienza e operatività. Al netto delle storture e dei vizi che vanno, certo, combattuti. Ma non con l’antipolitica, non con il qualunquismo, non con questa patetica sequenza di tragiche comiche su cui ormai non ride più nessuno.

Abbiamo provato questo cambiamento, gli italiani lo hanno votato in massa; credo sia abbastanza per aver capito, ormai, di che si tratta. O dobbiamo andare oltre? Davvero, se ne tornino da dove sono venuti e lascino la gestione della cosa pubblica ai politici di professione. Dio solo sa cosa accadrebbe se non ce ne fossero e dovessimo vedere i ministeri affidati alla massaia di Voghera e all’elettricista di Cuneo sotto le direttive di Grillo. Brava gente, fino a prova contraria. Onestà, tanta. Incapacità di più. Con una sovrastruttura fatta di incoerenza assoluta. Ne abbiamo le prove, ormai; tante abbastanza per tornare al voto e non fare più cazzate come quella gravissima avvenuta a Roma. eLeggo