Italicum e Referendum costituzionale i due incubi di Renzi

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di Francesco Vozza


Matteo Renzi, presidente del Consiglio

Matteo Renzi, presidente del Consiglio

Attualmente Renzi starebbe accarezzando due idee che –  purtroppo per lui – non può rivelare a nessuno, specie ai giornalisti: modificare l’Italicum ed insabbiare per un po’ il Referendum sulla riforma costituzionale. Il lettore noterà subito la contraddizione, dato che sulla legge elettorale e sull’abolizione del Senato il premier ci ha messo la faccia. Anzi, ha fatto di più: ha giurato di difendere fino alla morte l’Italicum manco fosse un dogma religioso, ed ha promesso che in caso di sconfitta al Referendum, lascerebbe la politica. Parole forti le sue, che però adesso pesano ancora di più perché le condizioni politiche sono totalmente cambiate, ed il Partito Democratico non viaggia più sulle percentuali del 40% come alle scorse elezioni europee, ma arranca favorendo le lusinghiere percentuali dal Movimento 5 Stelle. Appare quindi chiaro che in base a questo scenario, l’Italicum – che premia le liste e non le coalizioni – favorirebbe la vittoria dei grillini, soprattutto considerando che i pentastellati sembrerebbero imbattibili nei ballottaggi (prova ne sono state le ultime amministrative). E la nuova legge elettorale si basa proprio sul ballottaggio. La logica conseguenza sarebbe quella di modificare l’Italicum.

Per adesso la prima mossa l’hanno fatta Sinistra Ecologia e Libertà più alcuni fuoriusciti dal Pd, riuscendo a far calendarizzare alla Camera la riapertura della discussione sulla legge elettorale, ufficialmente per evitare profili di incostituzionalità. Vedremo come andrà a finire. Ma le grane per Renzi non terminano evidentemente qui, perché dopo la bruttissima fine fatta da David Cameron in Gran Bretagna (aveva scommesso tutto sul remain, legando la sua carriera politica all’esito del referendum sulla Brexit), il presidente del Consiglio inizia così a temere di non farcela a vincere la sfida sulle riforme costituzionali. Ed in effetti, praticamente tutte le opposizioni sarebbero pronte a votare convintamente per il “No”, annoverando persino la minoranza del suo stesso partito che potrebbe così preparare a Renzi lo sgambetto definitivo (Massimo D’Alema ha già dichiarato che voterà contro le riforme). In questo quadro desolante, a Renzi non resta che giocare la carta del prendere tempo, dell’allungare la vita al suo governo rinviando alle calende greche il Referendum. Certo è che non potrà fare come più gli aggrada: esistono dei vincoli di legge ben precisi che non gli permettono di impedire lo svolgimento della consultazione referendaria. Ma a quanto pare, potrebbe riuscire a farlo slittare a dicembre, o addirittura a gennaio 2017 (anche se ad oggi questa eventualità è stata scartata, per la contrarietà di mezzo Pd). In definitiva, saranno forse sufficienti queste manovre a salvare la vita politica di Matteo Renzi o serviranno soltanto a rinviare la sua inevitabile caduta? A questa domanda potranno rispondere soltanto gli italiani. Ad ottobre.